Cultura, tv e spettacoli

Sgarbi sbeffeggia Achille Lauro e si spoglia in diretta

Il gesto provocatorio del critico d’arte a Quarta Repubblica. E poi si “battezza”

Achille Lauro contro Vittorio Sgarbi. Il primo che si spoglia a Sanremo per simulare un battesimo. E il secondo che fa altrettanto in diretta a Quarta Repubblica, restando a petto nudo e consacrandosi in diretta. Un gesto provocatorio, ovviamente. Per denunciare in realtà il conformismo del festival della canzone italiana. Dove gli artisti si sono presentati sul palco agghindati in ogni modo, dai capelli rosa ai vestiti femminili, tranne che con un normalissimo abito da sera, fatta eccezione – va precisato – per Gianni Morandi e pochi altri. “Perché devono andare a petto nudo e con dei tatuaggi? – si è chiesto Sgarbi – Non possono mettersi una giacca e una camicia?”.

E così ieri sera durante la puntata di Quarta Repubblica, mentre in studio si discuteva di standardizzazione della fluidità, di neo-conformismo gender e di ricerca ossessiva della trasgressione purchessia, il critico d’arte si è tolto giacca e camicia, ha finto di disegnarsi un tatuaggio in stile Achille Lauro e con in mano un bicchiere d’acqua ha replicato il gesto di pseudo rottura che avrebbe compiuto il cantante sul palco.

Ci sia permesso qui riportare quanto scritto dall’Osservatore Romano dopo la “performance” sanremese. “Chiamati in causa da Fiorello alla cui simpatia non si può resistere, eccoci qui a dire la nostra, come richiesto, su Achille Lauro – ha scritto il quotidiano del Vaticano – In punta di piedi. Perché Sanremo è Sanremo. L’Osservatore è L’Osservatore. E in questo caso si limita ad osservare che, volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta”. Sgarbi, a modo suo, voleva far passare lo stesso messaggio.

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