La Ripartenza

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Sgarbi: “Vi spiego i veri motivi delle mie dimissioni”

Il critico d’arte al sito Nicolaporro.it: “Non mi arrendo. E ringrazio Meloni: è stata sempre garantista”. Dopo l’annuncio alla Ripartenza, stasera manderà la lettera al governo

Vittorio Sgarbi

“Il ministro Gennaro Sangiuliano ha ritenuto di prendere le insinuazioni di un signore, che aveva ragioni di odio nei miei confronti perché non era stato assunto, e senza chiedermi nulla di inviarle all’Antitrust che a sua volta ha ritenuto esserci una incompatibilità tra Sgarbi e il sottosegretario”. È con queste parole che il critico d’arte spiega le motivazioni delle sue dimissioni, annunciate con un colpo di teatro alla Ripartenza, la kermesse ideata da Nicola Porro. Sgarbi è serio e lancia più di una stoccata al ministro della Cultura: “Non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”.

A Sgarbi è arrivata oggi la missiva dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che gli comunica l’incompatibilità tra il suo ruolo nel governo e le sue attività di conferenziere. Da qui le dimissioni. “Preferisco essere libero e fare quello che mi pare – dice ai microfoni di Nicolaporro.it – Adesso farò quello che ho sempre fatto, il critico d’arte”. La scelta di annunciare l’addio al governo dal palco della Ripartenza è stata un po’ una necessità e un po’ un “colpo di teatro”. “Mi ha permesso di fare la conferenza da uomo libero” visto che “dieci minuti prima di prendere l’aereo mi era arrivata la delibera dell’Antitrust”. In volo il sottosegretario dimissionario ha meditato sul da farsi: poteva ricorrere al Tar e invece ha deciso di “agire nella libertà assoluta”. Nessun passo indietro? “Un ripensamento potrebbe averlo il governo, ma non credo che un esecutivo che è stato così corretto nei mei confronti fino ad oggi respinga le mie dimissioni”.

Sgarbi resta convinto che ci sia stata una “persecuzione mediatica evidente” con “ricostruzioni inesistenti su questa supposta incompatibilità con 65 articoli di giornale”. “L’altro giorno – dice – c’erano cinque o sei articoli contro di me e una vignetta di Mannelli dove mi si dava della testa di c..zo e anche trasmissioni televisive con ricostruzioni inverosimili su dipinti acquistati come se uno fosse colpevole di acquistare dipinti. Su questo c’è stata un’azione precisa per portarmi alle dimissioni”. Detto questo, Sgarbi ringrazia “Meloni e i colleghi di governo, perché non hanno chiesto una anticipazione: fino a oggi Meloni è sempre stata garantista”.

Certo sorprende che il combattivo Sgarbi decida di darla vinta a chi da settimane conduce una dura campagna stampa nei suoi confronti. “Mica uno deve combattere da un ministero, combatterò con le mie idee. Non la do vinta a nessuno: avevo detto che le inchieste giornalistiche più o meno pittoresche dei miei nemici non erano sufficienti a farmi dimettere, ma avevo anche spiegato che se l’Antitrust mi avesse dato torto mi sarei dimesso”. Nella lettera si legge chiaramente che “sia gratuitamente sia a pagamento qualunque attività che attiene alla presentazione di mostre” è incompatibile con il ruolo al ministero. “Avrei potuto attendere l’appello e invece ho deciso di dimettermi subito”.

Marco Leardi, 2 febbraio 2024

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