Sgravi fiscali a chi assume? Solo balle

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La differenza tra un annuncio governativo, il conseguente titolo dei giornali e la realtà è tutta nella lettera ricevuta dalla Zuppa. Si parla di lavoro, di giovani e di made in Italy e di mancate promesse da parte del governo giallorosso. Ecco cosa mi scrive questa giovane imprenditrice.

«Caro Nicola, vorremmo portare alla sua attenzione quanto ricevuto dal nostro commercialista (la nostra azienda Md è stata fondata nel 1913 e opera nel settore della moda e dell’arredamento, tralasciamo le problematiche legate al Covid che stanno distruggendo il nostro settore). L’11 febbraio è stato pubblicato dall’Anpal il decreto per le nuove agevolazioni, anno 2020; la circolare specifica che lo sgravio spetta ai datori di lavoro privati che assumano nuovo personale (o trasformino da tempo determinato a tempo indeterminato) nel 2020; i lavoratori devono avere un’età compresa tra i 16 e i 24 anni oppure oltre 25 anni senza un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi.

Per l’agevolazione in questione sono stati stanziati complessivamente 329 milioni di euro di cui 234 milioni a favore delle regioni «meno sviluppate» (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), 12,4 milioni di euro per le regioni «più sviluppate» (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Toscana, Umbria, Marche e Lazio) e 83 milioni per le regioni «meno sviluppate» e «in transizione» (Abruzzo, Molise e Sardegna).

Il primo settembre abbiamo trasformato a tempo indeterminato una dipendente che soddisfa i requisiti per lo sgravio sopra indicato. La ditta ha atteso la pubblicazione dell’applicativo (27 ottobre 2020) per poter richiedere la riduzione contributiva e, in data 16 novembre 2020 è stata inoltrata la richiesta tramite il portale Inps. Tre giorni fa l’Inps ha rifiutato provvisoriamente la domanda per mancanza fondi. Non parliamo più di aiutare il Made in Italy e i giovani… Sono solo parole. Grazie».

La nuova esca del governo è sempre la stessa. Si annunciano con la grancassa aiuti di Stato, con cui riempirsi la bocca, sui media. Ma poi si finanziano con il contagocce. Ormai abbiamo una letteratura di finte agevolazioni. Il governo strombazza aiuti per le imprese che debbono comprare dispositivi sanitari con un credito di imposta pari al 60 per cento della spesa sostenuta. Ebbene, le imprese italiane hanno speso più di due miliardi per stare al sicuro, tra sanificazioni e mascherine, e alla fine l’Agenzia delle Entrate riconoscerà un credito di imposta del 9 per cento su quanto speso: niente. Stessa cosa per il credito di imposta sulla pubblicità. E la lista potrebbe allungarsi.

Con gli annunci si fa bella figura sui giornali, ma con le imprese disperate si rischia di far venire una crisi di nervi. Quella finanziaria è già in corso.

Nicola Porro, Il Giornale 12 dicembre 2020

 

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