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“Si raccomanda di nominare Di Maio”. Il trombato annusa la poltrona Ue

Il panel di esperti indica l’ex grillino per il posto di inviato Ue nel Golfo Persico. Ora la palla passa a Borrell

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Per Luigi Di Maio è quasi fatta. Quasi. Mancano le formalità, ovvero la decisione di Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue. Ma l’ex leader del M5S, l’ex alleato dei Gillet Gialli, l’ex no-euro, l’ex “impeachment per Mattarella”, l’ex “limite dei due mandati”, l’ex “la politica non è una professione” è possibile che diventi il nuovo inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico.

Che fosse all’interno di una quaterna di possibili candidati lo si sapeva da qualche giorno. Ne avevamo parlato anche su questo sito. A contendersi la poltrona con l’ex grillino ci sono il cipriota Markos Kyprianou, l’ex inviato Onu in Libia Jan Kubis e l’ex ministro degli Esteri greco Dimitris Avramopoulos. Tutti nomi di livello, per carità. E in fondo pure Di Maio ha fatto il ministro degli Esteri, posizione – la Farnesina – da cui avrà pur imparato qualcosa.

Fatto sta che il panel indipendente di tecnici che ha ricevuto mandato da Bruxelles di valutare i candidati, dopo interviste e colloqui ha inviato la sua raccomandazione a Borrell indicando proprio Di Maio come candidato preferito: “sulla base delle prestazioni fornite dai candidati”, si legge nel documento riportato da Repubblica, “si raccomanda di nominare il sig. Luigi Di Maio” come inviato speciale nel Golfo.

Come detto, la nomina spetta comunque a Borrell che potrebbe scegliere un altro candidato a dispetto della valutazione del panel. Però certo ora Di Maio si trova in pole position. Unico neo: non ha un governo a sostenerlo, ovviamente. Antonio Tajani alla notizia della sua candidatura disse che non spettava alla Farnesina quella indicazione e dunque se ne laverà le mani. Mentre pare che il governo greco stia spingendo eccome per il suo Dimitris Avranmopulos, che è pure stato ex commissario Ue. Certo qualcuno mormora che il via libera alla candidatura di Giggino sia arrivata da Mario Draghi, il premier il cui governo Di Maio cercò di salvare con la scissione dal M5S. Ma vedremo se Di Maio ha ancora abbastanza sponsor disposti a spendersi per lui.

Intanto, in attesa della possibile nomina, non ci resta che ricordare cosa diceva Beppe Grillo della politica a Bruxelles: altro non era che un “club Med per trombati”. Aveva ragione lui. E il caso Di Maio lo dimostra in pieno.

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