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Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato? Ecco cosa sta accadendo in Europa

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“Salus populi suprema lex esto” ammoniva Cicerone nel De Legibus, riferendosi al dovere dello Stato di proteggere la salute dei cittadini. Una esortazione che dovrebbe far riflettere oggi sull’atteggiamento con cui la Comunità europea approccia la lotta al fumo di sigaretta, che ogni anno causa oltre 8 milioni di vittime nel mondo, di cui 93mila solo in Italia.

Il dubbio sorge scorrendo la consultazione pubblica voluta da Bruxelles che si sta per concludere e che dovrebbe tradursi entro il 2024 in un nuovo quadro legislativo di contrasto al tabagismo. La Commissione non sembra infatti fare grande differenza tra le “bionde” e i nuovi prodotti senza combustione: stiamo parlando delle sigarette elettroniche o e-cig, del tabacco riscaldato e di quello per uso orale (Snus) ad oggi legale solo in Svezia. Eppure non mancano enti autorevoli che la pensano diversamente come il Public Health England e il BFR in Germania, la Food and Drug Administration americana, il Norwegian Institute of Public Health e il Superior Health Council of Belgium.

Questo sito non vuole certo impartire lezioni o dispensare consigli medici su cui si accapigliano gli specialisti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha focalizzato molta della sua attenzione sui prodotti senza combustione. Dimostrati i danni alla salute provocati dal fumo da sigaretta, il punto tuttavia pare un altro: nel mondo c’è ancora oltre un miliardo di fumatori e la situazione non cambierà da qui al 2025. L’Italia non fa eccezione, con una percentuale di fumatori prossima al 24%. Varrebbe quindi la pena verificare se i nuovi prodotti – e-cig, svapo, tabacco da inalazione o per uso orale – possono favorire la transizione verso una società che fumi il meno possibile. Magari ascoltando, insieme a medici e scienziati, anche la vox populi, cioè le persone che hanno lasciato le sigarette tradizionali per quelle elettroniche.

Ad oggi sono infatti oltre diecimila le risposte pervenute alla consultazione Ue e lItalia, con oltre 1.380 testimonianze, è al secondo posto dopo la Germania. E’ il segno dell’interesse degli italiani per il dibattito in corso: un connazionale per esempio si dice a favore dei prodotti innovativi, sostenendo che “bisognerebbe incentivare il passaggio a modalità di assunzione di nicotina più sicure e non ostacolarlo”, mentre un tabaccaio riporta le esperienze dei clienti che sono “passati dalle sigarette al tabacco riscaldato per motivi di salute”. Non manca poi chi ritiene sia opportuna una revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco, come Francesco L. che sottolinea un gravissimo gap informativo per i consumatori” sui prodotti di nuova generazione; fatto questo che ne impedisce una corretta informazione e un’adeguata consapevolezza nelle scelte di acquisto e nellutilizzo stesso”.

In conclusione da un lato andrebbe posto il massimo sforzo sull’evitare che i nuovi prodotti finiscano nelle mani delle categorie sbagliate, in particolare giovani e non fumatori, dall’altro bisognerebbe valutare se questi strumenti possono supportare i fumatori nel dire addio alle sigarette. Senza pregiudizi, anche perchè essere liberi di scegliere resta il bene più prezioso.