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Stop all’ideologia radical chic contro il gas - Seconda parte

Tutti gli esperti sono concordi nel dire che la transizione energetica sarà non solo lunga ma anche costosa e avrà ripercussioni sul fronte occupazionale. Allora perché non implementare tecnologie come quella dell’idrogeno blu che, va ricordato, è sempre prodotto da combustibili fossili (come appunto il gas naturale) ma affiancando all’impianto complessi sistemi che catturano e stoccano in modo permanente l’anidride carbonica. Non è un segreto, per esempio, che Eni sia impegnata a realizzare davanti alla costa di Ravenna il più grande sito di stoccaggio al mondo, sfruttando proprio le sedi dei giacimenti di gas offshore esauriti. Perché non investire senza riserve nelle infrastrutture strategiche, come appunto il Tap, se Snam, che gestisce oltre 41.000 chilometri di reti di gas tra Italia ed estero, certifica nel proprio Bilancio di Sostenibilità di aver già ridotto le emissioni di metano del 30%, rispetto al 2015 e all’obiettivo del -45% posto al 2025, grazie a tecnologie avanzate e severi monitoraggi. Oppure preferiamo procedere con le demonizzazioni anche sulla tv pubblica e poi all’occorrenza far sparire parte dei profitti dai bilanci dei gruppi dell’energia, come ha appena deciso la Spagna, con una misura da socialismo reale, per calmierare il caro bollette? Una misura che danneggia gli azionisti delle società dell’energia e quindi anche i fondi di investimento e i fondi pensione che custodiscono i risparmi di tutti noi.

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