Giustizia

Strage dell’amianto: Eternit si difende - Seconda parte

Le arringhe dei legali hanno smantellato il fallace impianto accusatorio contro il patron di Eternit

Il centro di monitoraggio sui livelli di polverosità

E sempre in questo solco si inserì l’istituzione di un centro di ricerca diretto da un luminare quale il dottor Klaus Robock, altro che un pagliaccio al soldo di Schmidheiny. E la creazione di un centro di ricerca, così come di un Servizio Igiene e Lavoro interno all’azienda con il compito di monitorare i livelli di polverosità, prova quale fosse lo stato di conoscenze dell’epoca. La posizione comune era che l’amianto si potesse lavorare monitorando le soglie di diffusione delle fibre. Del resto, non si spiegherebbe come sarebbe potuta rimanere una produzione legale in Italia fino al 1992, come la Comunità europea abbia potuto emanare le soglie o come bandi ministeriali imponessero l’uso dell’amianto in alcuni settori: «Non possiamo pensare al 1976 con le medesime conoscenze che abbiamo oggi», hanno ribadito i legali.

Il problema dei nessi causali

Conoscenze anche mediche. Si tratta di un tema delicato che, però, vista la gravità del capo di imputazione, obbliga a un accertamento dei fatti che sia realmente “al di là di ogni ragionevole dubbio”: come si può, cioè, avere la certezza che le morti siano derivate certamente dalle condotte di Schmidheiny? Il problema (irrisolvibile) è riuscire a dare una collocazione temporale sufficientemente precisa al momento della fine dell’induzione del tumore perché anche un solo dubbio in merito ai nessi causali è motivo sufficiente per non ritenere raggiunta la prova: «Non sappiamo quanto tempo ci metta la fibra inalata ad arrivare nei polmoni – ha concluso la difesa – e non è possibile datare l’inizio del processo tumorale. Di fronte a questo scenario dovremmo fermarci. Siamo in grado, sulla base delle conoscenze scientifiche di cui disponiamo, di collocare l’inizio dell’induzione e quando è finito il periodo di induzione e cioè se ricada nel periodo di gestione di Schmidheiny? La risposta è no».

È chiaro, dunque, come la prova, nel processo Eternit-bis per omicidio, non sia raggiunta: reggerà anche alla ghigliottina della “colpevolezza a tutti i costi”?

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