Su Mes e Fase 2, il centrodestra rimanga unito

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Mi auguro vivamente, da cittadino, che il centrodestra trovi il modo di non rompere la sua unità. Inutile girarci intorno: siamo davanti a un passaggio delicatissimo, vista la reiterata apertura di Forza Italia rispetto all’uso del Mes cosiddetto “sanitario”, ipotesi a cui si oppongono fieramente (e a mio avviso giustamente, in questo caso specifico) Lega e Fratelli d’Italia.

Comprendo le ottime intenzioni azzurre e la volontà – se le cose stessero davvero così – di recuperare liquidità, sia pure sotto forma di prestito, senza condizionalità particolari. Ma, a meno di novità ad oggi sconosciute, il Trattato Mes resta purtroppo vivo, così come resta vivo il famigerato Regolamento 472 del 2013, quello che consente peggioramenti successivi (decisi a maggioranza qualificata, altro che l’unanimità di cui parla David Sassoli…) delle condizioni a carico del paese che abbia aderito al programma. E sarebbe ancora più grave se qualcuno in Ue legasse al cappio Mes la prosecuzione della possibilità da parte della Bce di acquistare titoli degli stati membri. Si sancirebbe un pericoloso doppio standard: con i paesi del Nord messi in condizione di usare i soldi Bce per mettere in sicurezza i loro bilanci, e quelli del Sud di fatto sottoposti a tutoraggio, per non dire a un ferreo pilota automatico.

Lungi da me sottovalutare la rilevanza di questi argomenti, che infatti mi invitano a sconsigliare tutti da entusiasmi rispetto al Mes e al pacchetto Ue. Pacchetto che prevede un’altra parte, il Recovery Fund, tutta da scoprire: saranno denari a fondo perduto o – anche lì – prestiti fatalmente legati ad altre condizioni? E che tempi ci saranno? Serviranno garanzie, e quindi esborsi immediati, invece della liquidità che ci sarebbe subito necessaria come il pane? Tutte questioni da chiarire, che rendono a dir poco incongrua e immotivata l’esultanza televisiva di Giuseppe Conte.

Nonostante tutto questo (e non è poco), io mi auguro che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia trovino il modo di non farsi disarticolare. Proprio ora che il governo Conte mostra la sua fragilità, proprio ora che i grillini si mostrano per quello che sono (un fenomeno destinato a evaporare definitivamente), proprio ora che il Pd conferma la sua natura di partito sempre più sconnesso dal consenso dei cittadini, sarebbe un vero peccato se il centrodestra non si facesse trovare pronto e unito a costruire un’alternativa. Lo ripeto ancora: non sottovaluto le differenze tattiche, e in qualche caso anche strategiche, tra i protagonisti dell’attuale centrodestra. Ma l’unica arma a disposizione dei giallorossi sarebbe proprio un’opposizione divisa: è un regalo da non fare, è un dono che Pd e M5S non meritano.

Mi permetto dunque di lanciare un piccolo appello. Ci sono e resteranno, tra i partiti dell’attuale centrodestra, differenze (forse sanabili, forse no) sul rapporto con l’Ue e su come acquisire risorse. Una franca discussione può far bene, ed è inutile negare differenze di approcci. Ma, una volta chiusa quella partita, il centrodestra avanzi al paese una proposta unitaria sull’uso delle risorse, sulle misure fiscali da adottare, sugli obiettivi per ripartire. Matteo Salvini ha annunciato nel weekend un ambizioso e molto interessante progetto di “ricostruzione”: mi sembra un’iniziativa eccellente, da salutare con favore.

Una volta che Salvini avrà fatto la sua mossa, Fdi e Fi leggano le proposte leghiste, aggiungano le proprie, e si renda più vicino (non più lontano) il momento in cui potrà essere restaurata un po’ di normalità democratica e una prova elettorale (l’ideale sarebbe già a primavera 2021), con una sana competizione tra centrodestra e centrosinistra. Senza altri intervalli tecnici, “alla Monti”: il 2011 ha già fatto abbastanza danni.

Daniele Capezzone, 27 aprile 2020

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