Esteri

Svolta Trump: niente tassa nei porti Usa per chi costruirà una nave in America

Trump definisce le super-tariffe per gli armatori che hanno commissionato le loro navi in Cina e getta le basi per rilanciare i cantieri nazionali

Immagine generata da AI tramite Ideogram

Quando la gente capiva, i detti popolari erano comprensibili per tutti e anzi rappresentavano una lezione di vita. E’ il caso di “giocare al gatto e il topo”. Ed è esattamente quello che sta facendo Donald Trump. Gioca al gatto e al topo sui due tavoli che a ragione considera strategici per il futuro dell’America, e con i quali tutto l’occidente, inclusa l’Italia, dovrebbe allo stesso modo raffrontarsi.

Il primo tavolo da gioco per cercare di prendere il topo, con poca fatica e anche divertendosi, è quello della cosiddetta guerra commerciale, che, ca va sans dire, è sempre meglio della guerra vera e propria nella quale le pulsioni al disarmo di un Unione europea tanto delegittimata da far sospettare che non esista e che si tratti di una realtà virtuale, vorrebbe impegnare i Paesi membri, dimenticando ad esempio che per far sparare non un cannone o lanciare un missile, dovrebbero esistere anche uomini in condizione di riconoscere un grilletto. Che non è quello che salta sui prati.

Il secondo tavolo in cui il topo ha il destino segnato è quello della “marittimità”. Trump e gli economisti che lo stanno aiutando a definire e applicare una strategia internazionale, ha compreso che il futuro del mondo si gioca sui mari. Che la marittimità significa dotarsi di strumenti strategici come la capacità di costruire le proprie navi (senza rischiare di utilizzarne “modelli made in China” dotati di microspie, microchip e strumenti non propriamente commerciali e non propriamente al servizio dell’armatore che le ha commissionate nel Paese che pratica in dumping sul costo del lavoro i prezzi più bassi, la Cina. E anche di disporre di una flotta strategica che sventoli la bandiera a stelle strisce.

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E su questo tavolo Trump ha lanciato la sua sfida al topolino: molti non ricordano che l’idea di Trump faceva parte di una proposta politica dell’amministrazione Biden, ma essendo Biden il buono e Trump il cattivo, nessuno l’aveva notato: l’idea muoveva dalla constatazione che il governo degli Stati Uniti avesse tutto il diritto di imporre forti dazi sulle navi di fabbricazione cinese che arrivano nei porti USA. La proposta iniziale prevedeva una tariffa fino a 1 milione di dollari per ciascun armatore di proprietà cinese (come Cosco). Per gli armatori non cinesi con navi costruite in Cina nella loro flotta, la tariffa sarebbe stata fino a 1,5 milioni di dollari per ogni scalo in un porto statunitense.

E il topo si è immediatamente impaurito. Ma come sa chiunque ospiti un gatto in casa, la prima mossa è quella di terrorizzare il topo, la seconda quella di giocare con lui tremante e pavido, quindi, ma proprio per estrema ratio, eliminarlo.

Le azioni dell’amministrazione Trump inizieranno a invertire il dominio cinese, ad affrontare le minacce alla catena di approvvigionamento statunitense e a inviare un segnale di domanda per navi costruite negli USA.

E ora il gioco è in corso. L’amministrazione Usa non ha aggiustato il tiro: sta facendo capire che gli artigli sono pronti e non si scherza più e lo sta facendo comprendere in particolare a quella infinita

I proprietari di navi potrebbero avere diritto a una riduzione delle tariffe se potranno fornire la prova di un ordine per la costruzione di una nave negli Stati Uniti. L’annullamento della tariffa sarebbe basato sulla capacità di stazza netta pari o inferiore alla nave ordinata. “Se un futuro proprietario di nave non prende in consegna la nave costruita negli Stati Uniti entro tre anni, le tariffe diventeranno immediatamente esigibili,” si legge nel rapporto.

In parole povere, gli armatori sanno che non esistono vie di fuga: se gestisci navi made in China, paghi una tassa consistente ogni qualvolta questa nave si ferma in un porto Usa. Il topolino è chiuso fra gli artigli. Ma il gioco continua: se l’armatore nel frattempo firma un contratto e si impegna a costruire una nave nei prossimi tre anni nei cantieri americani (che nel frattempo anche con l’aiuto della Corea e si spera dell’Italia sono stati “riattivati” e sono in condizione di costruire portacontainer e altre tipologie di naviglio), questo armatore non paga o paga pochissimo.

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E mentre il topolino trema ma spera di farcela, l’amministrazione Trump dimostra che è comunque il gatto a menare le danze e pubblica una tabella di dettaglio sulle tariffe che in base alla stazza netta, incomberanno sulle navi portacontainer. Per i proprietari cinesi si va dai 50 dollari per tonnellata di stazza netta a partire dal 17 aprile 2025 per raggiungere i 140 dollari nel 2028. Per le navi non di proprietà cinese ma costruite dal Dragone si sale da 18 a 33 tonnellate. Comunque una bastonata non da poco per navi che hanno stazza netta superiore alle 60.000 tonnellate. Per le navi che trasportano auto la tassa sarà di 150 dollari per auto trasportata.

Verrà anche limitato l’uso di navi straniere per il trasporto di GNL.