Terzo polo, cosa devono chiarire Renzi e Calenda

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Lo confesso non sopporto il Pd. Mi sta antipatico per quell’aria educatina, pulitina, perbenista e falsa che emana da tutte le loro riunioni, mi sta antipatico perché non sopporto il relativismo assoluto dei loro attivisti, il buonismo dei terzomondisti da ZTL e ancor meno il gretinismo discusso nelle ville a Capalbio con l’aria condizionata.

Pd presuntuoso

Sono terribilmente banale e ne sono consapevole, ma le cose, per milioni di elettori, stanno esattamente in questi termini banali: il Pd è insopportabilmente presuntuoso, Enrico Letta è interessante come un filetto di platessa e i suoi alleati sono una maionese impazzita dove coesiste tutto e il suo contrario. Vorrebbero essere il Partito Nazione capace di dare stabilità all’Italia e sono diventati il Partito per tutte le stagioni, sempre disponibile a dare all’Italia un Governo, qualunque esso sia, purchè siano dentro: un partito pret a porter.

Ma tutte le contraddizioni stanno emergendo in questa torrida estate elettorale: nato con la vocazione maggioritaria imbarca Di Maio, Fratoianni e Bonelli (ma cosa fà Bonelli quando non siamo in campagna elettorale?), inventa le primarie per il segretario e nomina Letta neppure iscritto, stabilisce la regola dei tre mandati e la ignora regolarmente per quelli più uguali degli altri (non è necessario darsi delle regole, ma è necessario rispettarle una volte date), oggi dice mai con i 5 stelle dopo aver passato mesi a sfinirci con il campo largo, urla mai con chi ha fatto cadere Draghi e fa l’alleanza con Fratoianni che ha votato contro Draghi più volte della Meloni.

Il dato politico è questo: il Pd è bollito e Letta è politicamente inconsistente risultando l’unico vero sconfitto dal gioco delle alleanze elettorali. Incapace di scegliere e vittima di una strategia solo aritmetica, si ritrova con la peggiore compagnia possibile senza aver arricchito di nulla il suo bagaglio elettorale.

La novità di queste elezioni

Dopo il bacio di Calenda era convinto di averlo ormai in pugno per la generosità dell’offerta e per il salvataggio dalle firme, ed essendo disabituato a pensare che la politica possa avere una dimensione indipendente dalla mera occupazione di spazi di potere, è rimasto spiazzato e rancoroso per il voltafaccia Calendiano. Di sicuro sfogherà la sua rabbia un minuto dopo le elezioni cedendo al richiamo Bettiniano per la pace con i 5 Stelle Contiani. Tra i “successi” gli resta Cottarelli ottima persona per occupare un posto in Parlamento ma incapace di spostare anche un solo voto, oltre ad essere stato l’estensore del programma di …Azione.

E mentre il centrodestra grazie a Giorgia Meloni fa il suo mestiere, malgrado la minestra riscaldata di Berlusconi e le stantie proposte di Salvini, la sola novità di queste elezioni è l’accordo Renzi Calenda.

La disputa se sia il terzo o il quarto polo è assolutamente stucchevole, almeno quanto quella relativa al valore elettorale che potrebbe raggiungere ed altrettanto inutile delle attente analisi sui caratteri dei contraenti o sulla fiducia da riporre nel passo indietro di Renzi. L’unica questione è quella che riguarda la collocazione di questo nuovo soggetto politico in un quadro che i monopolisti della politica vorrebbero solo bipolare ma che gli Italiani si ostinano a rendere più complesso, nel 2018 cercando di rompere il monopolio con i 5 stelle, quest’anno provando con il terzo polo (i residui 5 stelle contiani saranno rintanati in una ridotta di rancorosi senza alcun ruolo politico, a meno che la disperazione Pd non voglia dargliene uno).

Per non rendere il voto come nel 2018 solo di protesta, è necessario che Renzi e Calenda facciano un passo decisivo chiarendo se siano effettivamente in grado di considerarsi non il terzo polo, ma un polo terzo rispetto agli altri due (con i 5S non deve esistere alcun dialogo).

Perciò un polo terzo che, forte di un programma chiaro e definito, sia capace di formare o partecipare di qualunque Governo ne accolga le istanze, senza pregiudizi o atteggiamenti moralistici. Se ti rimproverano contemporaneamente di poter essere la stampella della sinistra o della destra non significa che sei terzo rispetto agli altri due ma che, come i 5 stelle, sei buono per tutte le stagioni, essere terzi significa esprimere in modo chiaro le proprie opinioni ed essere pronto a realizzarle con chi ne accetta i termini senza esclusioni preventive a sinistra o a destra, negoziando nei limiti del possibile.

Il mio voto andrà a loro se mi convinceranno di essere terzi rispetto ad una visione ideologica della politica energetica, terzi rispetto ad una visione punitiva della politica fiscale, terzi rispetto alla finta complessità della sinistra ed alla finta semplificazione della destra, garanti dell’espansione e della tutela dei diritti individuali, implacabili sui temi della giustizia. Un partito di persone capaci di influenzare positivamente le scelte bipolari fatte di tardo sovranismo e finto riformismo. Un partito capace di agire non nei due mesi che ci separano dalle elezioni ma nei cinque anni di una legislatura che sarà chiamata a scelte fondamentali per la nostra Nazione.

Un partito che si faccia garante di alcune semplici riflessioni:

La libertà non è un diritto è un dovere.

La libertà non è una regola è un metodo.

La libertà è difficile da conquistare e facile da perdere.

La libertà personale è il bene supremo al quale tutti dobbiamo anelare.

La libertà dei tanti spesso è difesa da pochi.

La difesa della libertà è rivoluzionaria.

Buon lavoro!

Antonio De Filippi, 16 agosto 2022

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