Politiche green

Trattori in rivolta: perché gli agricoltori protestano (e vanno ascoltati)

I produttori agricoli stanno assediando l’Europa: cortei dalla Germania all’Italia. Cosa può succedere alle prossime Europee

trattori protesta voto ue © simarik tramite Canva.com

Le veementi proteste degli agricoltori, che nelle ultime ore stanno letteralmente assediando l’Europa, significano una cosa sola: negli ultimi anni in materia di green (e non solo) la Commissione europea ha miseramente fallito. Le scellerate politiche comunitarie pensate dai vertici europei per rendere maggiormente sostenibile il settore agroalimentare, si sono infatti rivelate un autentico salasso per gli agricoltori europei, sfiancati dai rincari, dalla burocrazia e dalle dissennate misure adottate da Bruxelles.

Dalla Germania alla Francia, dal Belgio ai Paesi Bassi, dalla Romania all’Italia passando per la Polonia, decine di migliaia di agricoltori in tutto il continente iniziano a palesare convintamente tutto il loro malcontento nei confronti della politica, nella stragrande maggioranza dei casi legato alle discutibili decisioni assunte in sede Ue. Le misure oggetto di critica da parte degli addetti del settore riguardano prevalentemente: l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive e di far ruotare le colture, nonché quello di ridurre l’uso dei fertilizzanti di almeno il 20%. Senza contare poi l’import di prodotti agricoli a basso costo, i ritardi nei pagamenti dei sussidi comunitari, le sempre più stringenti norme ambientali e, dulcis in fundo, il rincaro del costo del gasolio agricolo.

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Tutti motivi che alimentano (e non poco) le preoccupazioni degli agricoltori, in quanto tendono a rendere sempre meno competitivo il settore agricolo europeo rispetto alle importazioni, e finiscono con l’accrescerne a dismisura l’insoddisfazione. E non è affatto da escludere che l’ondata di protesta possa protrarsi ancora a lungo, o persino espandersi ulteriormente nelle settimane a venire, che, è bene ricordarlo, saranno quelle che ci accompagneranno al voto per il rinnovo delle istituzioni Ue, in programma il prossimo 9 giugno. Un appuntamento elettorale attesissimo in tutto il vecchio continente, che potrebbe (e dovrebbe) ridisegnare gli assetti delle istituzioni europee spostandoli verso destra. E in quest’ottica, vale la pena sottolinearlo, anche la crisi dell’agroalimentare europeo, unitamente al sempre più diffuso malcontento degli agricoltori, potrebbe rappresentare una variabile fondamentale nell’economia della tornata elettorale europea, penalizzando verdi e progressisti, e premiando, di contro, le formazioni conservatrici e identitarie, mostratesi di gran lunga più sensibili dinanzi alle esigenze degli agricoltori.

Attenzione dunque a non sottovalutare i disagi e le proteste del settore agricolo e tutto ciò che da questi discende, perché potrebbe davvero risultare determinante per affermare nuovi equilibri a Bruxelles, e per riorientare (si spera) le politiche green in chiave meno ideologica e in un’ottica maggiormente improntata al pragmatismo e al buonsenso.

Salvatore Di Bartolo, 31 gennaio 2024

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