Esteri

Truppe e un mese di tregua: cosa c’è nel “Piano Ue” per l’Ucraina

Starmer e Macron lanciano il cuore oltre l’ostacolo. Zelensky non si sbilancia. Ma l’Italia frena: Meloni “perplessa” sull’invio di soldati

ucraina

Se con Donald Trump i rapporti non decollano, adesso ci prova l’Europa ad inserirsi nella partita ucraina per cercare di portare ad un cessate il fuoco, se non proprio alla pace, tra Kiev e Mosca. Dopo la clamorosa lite in mondovisione tra Zelensky e il presidente Usa, sono adesso Gran Bretagna e Francia a provare a giocare le loro carte. Durante il vertice di Londra, che ha riunito 17 leader europei, Turchia e Canada, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer hanno avanzato la loro proposta, mirando a introdurre una pausa nelle ostilità in Ucraina per fermare un mese le operazioni militari aeree, navali e quelle contro le infrastrutture energetiche del paese.

Il piano Macron-Starmer

Durante un’intervista con Le Figaro, Macron ha delineato nel dettaglio la sua idea, sottolineando tuttavia la complessità della situazione sul campo e le difficoltà nell’assicurare il rispetto del cessate il fuoco lungo un confine esteso come quello della linea di contatto in Ucraina. Da qui l’intenzione di limitare la tregua alle operazioni “nell’aria, nei mari e nelle infrastrutture energetiche”, non dunque sul campo in Donbass. Poi Francia e Gran Bretagna potrebbero garantire una missione aerea per difendere i cieli ucraini, offrendo una deterrenza nucleare in modo “autonomo” rispetto agli altri Paesi. E infine dovrebbe crearsi una “coalizione di volenterosi” disposti a inviare truppe sul campo per una missione di peacekeeping dopo la pace siglata insieme agli Usa. Tra i candidati, oltre a Parigi e Londra, che si sono già espressi, ci potrebbero essere il Canada, la Turchia, la Polonia e forse i Paesi nordici. L’Italia no. Non al momento.

Zelensky frena

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, pur essendo al corrente della proposta, non ha ancora espresso un giudizio definitivo, mantenendo un approccio cauto nella valutazione del piano proposto da Macron e Starmer. Attraverso un messaggio su Telegram, Zelensky ha evidenziato l’importanza cruciale delle garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina e ha elogiato l’unità e il coraggio del suo popolo, manifestando fiducia in una pace stabile e duratura.

Il vertice a 19

Il vertice di Londra ha dunque ribadito il supporto internazionale a Kiev, già espresso con le dichiarazioni dei leader dopo la sfuriata di Trump alla Casa Bianca, anche se non ha portato a decisioni concrete. Non per il momento. Il primo ministro britannico Starmer ha sottolineato l’importanza di continuare ad inviare gli aiuti militari a Kiev e di aumentare le sanzioni economiche alla Russia; ha rimarcato la necessità di potenziare la difesa ucraina attraverso un significativo pacchetto di aiuti, per scoraggiare ogni futura invasione russa in caso di accordo di pace; e infine ha suggerito di formare la famosa “coalizione dei volenterosi” disposti a inviare truppe sul campo a difesa dell’Ucraina e della pace. L’idea sarebbe quella di definire un piano preciso e andare da Trump per chiedergli di garantire il cappello di sicurezza (cioè deterrenza militare e intelligence sul campo) necessario a formalizzare il tutto.

Piccolo problema, anzi due: c’è da convincere Kiev ad accettare le condizioni si Trump sull’accordo per le terre rare; e soprattutto un progetto condiviso da tutti i Paesi al momento ancora non c’è.

Come detto, il punto più controverso riguarda proprio le truppe. Secondo Starmer “un certo numero di Stati hanno indicato oggi che vogliono essere parte dei piani che stiamo sviluppando”, ma “non ogni nazione si sentirà in grado di contribuire“. Tra quelli che probabilmente non saranno della partita c’è l’Italia, visto che la Lega non sembra disposta ad accettare un impegno militare italiano sul campo.

Il NO dell’Italia

Anche Giorgia Meloni resta infatti “perplessa” su questa ipotesi. Discutendo con i cronisti, ha un po’ ridimensionato il “piano” di Starmer e Macron, facendo notare che al momento si tratta di “spunti”, di “proposte” utili ma non definitive. “Continuo a essere perplessa sull’utilizzo di truppe europee – ha detto la premier – al di là del fatto che la presenza di truppe italiane in Ucraina in questa fase non è mai stata all’ordine del giorno. Io vedo questa come una soluzione che rischia di essere molto complessa e probabilmente meno risolutiva di altre”. L’obiettivo di Meloni è quello di non allontanare troppo l’Ue dagli Stati Uniti, convinta che alla fine con Trump si possa trovare un punto di contatto. L’obiettivo è organizzare un vertice Ue-Usa, prima possibile. “Questa è la posizione che l’Italia ha portato avanti dall’inizio e lavoreremo per favorire un incontro per parlarci in modo franco di che cosa vogliamo fare e come vogliamo affrontare le sfide che si presentano”, ha spiegato. Non bisogna dunque abbandonare “la cornice atlantica”, il che non vuol dire necessariamente “ingresso nella Nato” dell’Ucraina “ma può voler dire diverse opzioni”. “Credo che il tema dell’articolo cinque della Nato – ha detto Meloni – sia il tema più efficace di tutto”.

L’unica cosa certa del vertice di Londra, dunque, sembra la convinzione di tutti i Paesi, Unione Europea inclusa, di aumentare le spese militari per far fronte ad un possibile disimpegno americano. Lo ha detto il segretario della Nato Mark Rutte e lo ha ribadito Ursula von der Leyen, pronta a presentare un “piano complessivo” per il “riarmo” del Vecchio Continente.

Franco Lodige, 3 marzo 2025

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