Ucraina, gli errori degli Usa e di Draghi

Manca un Churchill in Occidente

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Si racconta che quando Dwight Eisenhower, Presidente (Repubblicano) degli Stati Uniti, chiese a Winston Churchill se il Regno Unito si sarebbe alleato con gli americani a dar manforte alla Francia in Vietnam, lo statista britannico pose una domanda: «Perché mai vuoi farlo?». «Per contrastare i russi», fu la risposta di Eisenhower, in linea con la politica di contenimento, ideata da George Kennan e avviata fin dalla Presidenza di Harry Truman. «Non preoccuparti – replicò Churchill – perché entro 50 anni l’Unione Sovietica collasserà sotto il peso del proprio sistema economico». Era il 1953 e, come sappiamo, la previsione di Churchill si è avverata in pieno, col collasso sovietico occorso meno di 40 anni dopo. Fu quindi Churchill – che morirà nel 1965 – a tenere le truppe americane fuori dal Vietnam per altri 8 anni. Finché arrivò il Democratico JFK, come sappiamo.

In un precedente articolo notavo come, a dispetto della promessa – verbale, ma confermata da tutti gli attori oltre che dai documenti – degli americani a Michail Gorbaciov del febbraio 1990, secondo cui la Nato non si sarebbe espansa di «un pollice» a est della Germania, nel 1999 il democratico Bill Clinton tradiva quella promessa con l’inclusione, nella Nato, della Polonia, della Repubblica Ceca e dell’Ungheria. Quell’atto, commentavo, fu una sorta di punto di non ritorno e d’inizio della Seconda Guerra Fredda (con la prima che s’era conclusa con la riunificazione della Germania e lo scioglimento dell’Urss). Però, forse troppo precipitosamente, ne davo la colpa a Bill Clinton.

Michael Hutchinson, un londinese mio ex collega (anni fa smise di fare il chimico-fisico, decise di diventare medico, ed ora è professore di Neurologia alla New York University) che aveva letto il mio articolo qui sul blog (dopo averlo tradotto con Google), è per qualche ragione in corrispondenza email con Robert Reich, giurista, che aveva studiato alla Yale University con Hillary e Bill Clinton e divenne Ministro del Lavoro di quest’ultimo. Quando Mike segnalò il contenuto dell’articolo a Reich, questi così gli ha risposto: «vividamente rammento che ero presente alla riunione del consiglio dei ministri quando il Presidente Clinton avanzò la questione dell’inclusione di Polonia e Ungheria nella Nato, ma nessuno dei ministri sollevò alcuna obiezione». Insomma, da questa testimonianza, sembra quasi che la Seconda Guerra Fredda cominciò semplicemente per – come dire? – indolenza? m’enfoutisme? di una classe politica che più passa il tempo meno adeguata sembra essere. Diciamo che non si vedono Churchill all’orizzonte. A volte mi chiedo se la cosa sia un inevitabile difetto della democrazia, ove il primo che passa per strada può diventare, faccio per dire, ministro agli Affari Esteri o alla Salute, e su su, fino anche alle vette più alte del potere.

Prendiamo questo Zelensky, per esempio. È di pochissimi giorni fa la sua rassegnata dichiarazione ove si dice consapevole che l’Ucraina non potrà far parte della Nato. Ma non poteva accorgersi della cosa non dico otto anni fa ma anche solo otto settimane fa? Chissà quand’è che s’accorgerà che le popolazioni russofone di cittadinanza ucraina che vivono ai confini con la Russia avrebbe dovuto trattarle coi guanti bianchi e conceder loro autonomie e privilegi se voleva tenerli col passaporto ucraino, anziché negar loro financo la condizione di minoranza etnica e vietar loro di parlare russo. E chissà se avrà il tempo per riflettere che fino ad ora nessun processo è stato intentato contro gli autori della Strage di Odessa, ove furono barbaramente trucidati manifestanti russofoni antigovernativi.

Oppure, prendiamo i cosiddetti leader del mondo occidentale che hanno e stanno inviando armi agli ucraini. Perché lo fanno? Perché non c’è nessuno, tra loro, che può dirsi degno di lustrar le scarpe a un Churchill, nome che non sanno neanche sillabare, ecco perché. Non ci vuole molto a capire che l’Ucraina, da sola, non ha alcuna speranza di spuntarla contro la Russia. Non ci vuole molto a capire che la speranza della capitolazione della Russia può accadere solo se s’innesca la Terza Guerra Mondiale. Quindi, o la Terza Guerra Mondiale o la resa dell’Ucraina. Tertium non datur.

Allora, tanto valeva chiedere all’Ucraina di arrendersi subito ed accettare le condizioni ante-guerra della Russia: Ucraina fuori dalla Nato per sempre, riconoscimento della indipendenza di Donbass e Crimea e loro inclusione, se desiderato, nella Federazione Russa. Erano richieste inaccettabili? Non mi sembra che non appartenere alla Nato diminuisca le condizioni di libertà dei cittadini di un Paese. Né sembra che l’Ucraina abbia bisogno del Donbass, per come ha trattato i cittadini di quella regione non solo prima delle ostilità dei Russi, ma anche durante, a sentire le cronache di questi giorni. Cronache che son tutte concentrate su Vladimir Putin (chiamato dai – si fa per dire – diplomatici occidentali ora Hitler, ora animale, etc.). Ma se il problema fosse Putin, allora non ci sarebbe stato nessun problema: bastava assecondarlo per qualche anno, visto che non è eterno. Nessuno sembra chiedersi che il problema, se così posso esprimermi, possa invece essere la Russia. Che però se non è eterna ci manca poco. Detto diversamente: anche se Putin fosse avvelenato, restano 150 milioni di russi.

All’inizio di questo conflitto fantasticavo – sicuramente ingenuamente – che il nostro Mario Draghi stesse avendo l’occasione di giocare un ruolo leader nel mondo, e cioè il seguente. Siccome l’Italia è nella Nato e siccome si entra nel Patto Atlantico solo per invito unanime di chi dentro c’è già, Draghi avrebbe potuto apertamente e solennemente garantire che mai l’Italia avrebbe dato il proprio consenso all’Ucraina. Problema Nato risolto. Siccome Lugansk, Donetsk e Crimea s’erano rese indipendenti con regolare referendum popolare, Draghi avrebbe potuto fare il primo passo e riconoscere il nuovo status di quelle regioni e, vista l’autorevolezza che gode in Europa, indurre gli altri 26 a seguirlo. Problema Donbass risolto. Avrebbe preso il Nobel per la pace, a riscatto del mancato Quirinale. E avrebbe garantito all’Italia le forniture di gas dalla Russia per molti lustri a venire. Certo, avrebbe fatto mugugnare Biden, ma non si può piacere sempre e a tutti.

L’esito più probabile di questo conflitto, coi suoi morti e devastazioni, sembra essere la costatazione amara e grottesca che esso avrebbe potuto benissimo evitarsi, se solo ci fosse stato un Churchill in Occidente.

Franco Battaglia, 23 marzo 2022

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