Politica

Ucraina, l’Ue apre ai negoziati. L’ira di Orban: bloccati gli aiuti a Kiev

Orban Ucraina Zelensky © jpa1999 tramite Canva.com

Durante le riunioni del Consiglio Europeo, l’Unione Europea ha aperto i negoziati per l’ingresso dell’Ucraina e della Moldavia, e ha conferito alla Georgia il riconoscimento di Paese candidato. Il risultato è stato accolto con posizioni contrastanti da parte dei leader Ue.

L’opposizione di Orban

Il premier ungherese Viktor Orban ha espresso il suo forte dissenso sull’allargamento europeo ai Paesi dell’est. “Adesione dell’Ucraina all’Ue è una decisione sbagliata e l’Ungheria non vuole far parte di questa decisione sbagliata!”, ha dichiarato il presidente magiaro su Facebook, criticando aspramente la scelta di avviare i negoziati di adesione con Kiev. L’apertura europea non è stata “a costo zero”: nella serata di ieri infatti Budapest ha bloccato con un veto i finanziamenti europei a Zelensky da 50 miliardi di euro e confermato il “no” alla revisione del Quadro finanziario pluriennale. La decisione è stata rimandata all’anno prossimo in sede di Consiglio europeo tra gennaio e febbraio. Per approvare la revisione del bilancio Ue serve infatti l’unanimità e senza ricucire con l’Ungheria non sarà possibile trovare alcun accordo.

Va detto che sul bilancio il dibattito è ancora aperto: i Capi di Stato si sarebbero accordati per una proposta da 21 miliardi di euro di cui solo 9,6 miliardi destinati alle migrazioni, decisamente meno – solo un terzo – di quanto preventivato dalla Commissione Ue. Ma il nodo cruciale resta ovviamente l’opposizione di Orban.

Secondo diversi retroscena, a permettere la mediazione con Budapest sull’allargamento dell’Ue sarebbero stati Olaf Scholz e Giorgia Meloni. Il premier italiano avrebbe invitato il leader magiaro a entrare nel gruppo dei conservatori europei dopo la cacciata dal Ppe, così da dargli una “casa” politica europea. Il Cancelliere invece avrebbe convinto Orban ad uscire dalla sala al momento del voto per permettere ai restanti 26 Paesi di votare all’unanimità. Il premier ungherese infatti non ha delegato nessun altro leader a rappresentarlo, né per dare un suo assenso né per un dissenso. Così il è stato considerato come “non votante” e la decisione è stata considerata legalmente valida. In cambio, Budapest avrebbe ottenuto la promessa dello sblocco del fondo da 10 miliardi di euro che erano stati congelati nel 2022 a causa della presunta violazione dello Stato di diritto in Ungheria. Orban però i soldi li vuole tutti e non toglierà il veto sui 50 miliardi di aiuti a Kiev finché l’Ue non provvederà a versare anche gli altri soldi per Budapest (in totale, una ventina di miliardi).

Esultano i leader Ue

Molti leader europei, come la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, hanno accolto con entusiasmo la decisione, definendola “una decisione strategica e un giorno che rimarrà impresso nella storia dell’Unione”. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha definito l’apertura dei negoziati di adesione con l’Ucraina e con la Moldavia come “un momento storico, che mostra la credibilità e la forza dell’Unione europea”.

Anche il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha espresso “grande soddisfazione per i concreti passi avanti nel processo di allargamento raggiunti al Consiglio europeo per Ucraina, Moldova, Georgia e Bosnia Erzegovina”. Il premier ha sottolineato il ruolo di primo piano dell’Italia in questo negoziato complesso, nel quale il nostro paese ha sostenuto attivamente i Paesi del Trio orientale, nonché la Bosnia Erzegovina e i Paesi dei Balcani occidentali.

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