Politiche migratorie

UK, i giudici dicono sì: spedire i migranti in Ruanda è legale

Esultano il premier Sunak e Boris Johnson: per l’Alta Corte il piano britannico sui migranti è legale

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L’Alta corte ha detto sì, come il famoso “uomo Del Monte”. Il piano ideato da Boris Johnson e portato avanti dai suoi successori di “deportare” migranti e richiedenti asilo in Ruanda (pagando per loro vitto, alloggio, accesso ai traduttori e consulenza legale) ha avuto il primo via libera dall’Alta corte britannica: è legale. Per la precisione, ieri il tribunale ha stabilito che il programma non viola la Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati né leggi sui diritti umani.

Si tratta di una “vittoria” per il governo della Gran Bretagna sebbene i giudici abbiano stabilito anche che i casi di otto richiedenti asilo che hanno presentato ricorso andranno “adeguatamente considerati”. Il ministro dell’Interno Suella Braverman festeggia: “Abbiamo sempre sostenuto che questa politica è lecita e oggi il tribunale lo ha confermato – ha detto – Mi impegno a far funzionare questa partnership: il mio obiettivo rimane quello di portare avanti la politica il prima possibile e siamo pronti a difenderci da qualsiasi ulteriore sfida legale”.

Il sistema è semplice: la Gran Bretagna ha deciso di “appaltare” la gestione dei migranti e dei richiedenti asilo al Ruanda fino al disbrigo delle pratiche burocratiche per le richieste di asilo: agli stranieri viene pagato un biglietto di sola andata e vengono affidati al governo locale, per chiedere lo status di rifugiato e così rimanere in Ruanda. Ai migranti verrà concesso anche di stabilirsi nel Paese africano per lavoro o di chiedere asilo “in un Paese terzo sicuro”. Secondo le stime della Bbc, questo programma dovrebbe costare qualcosa come 140 milioni di sterline. E all’inizio riguarderebbe all’incirca un migliaio di migranti, almeno nel periodo di prova.

Nelle intenzioni del governo, questo “spostamento” aereo degli immigrati dovrebbe dissuaderli dall’imbarcarsi nella Manica verso l’Inghilterra. Ad aprile l’esecutivo di Sua Maestà intende iniziare le pratiche, dopo che il primo volo di espulsione sarebbe dovuto decollare il 14 giugno prima che venisse bloccato da una serie di ricorsi presentati dagli avvocati dei richiedenti asilo e da alcuni enti di beneficienza. Sempre, ovviamente, che non vengano presentati nuovi ricorsi su qualche dettaglio giuridico e che dunque i giudici non debbano pronunciarsi di nuovo. Senza contare che i migranti potrebbero rivolgersi alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo o sperare nella valutazione giuridica del singolo caso. Il premier Rishi Sunak non intende però fare marcia indietro e ieri ha definito quella dell’Alta Corte una “posizione di buon senso” sostenuta dalla “stragrande maggioranza del pubblico britannico”. In fondo, anche la “democratica” Danimarca fa lo stesso.

Al netto delle proteste del partito laburista e delle varie Ong, ad esultare è ovviamente Boris Johnson. L’ex primo ministro su Twitter scrive: “È una buona notizia che l’Alta Corte abbia stabilito che la politica del Ruanda è legale. È uno dei pochi modi umani di trattare con le bande di trafficanti di persone vili che sfruttano così tante persone”. Il Ruanda è pronto ad accogliere i migranti “in sicurezza” e con l’obiettivo, in caso di rifiuto del visto per rimanere in Gran Bretagna, di “costruirsi una nuova vita in Ruanda”.

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