Cronaca

L'omicidio di Giulia

“Uomini tutti femminicidi”. L’offesa a Rroku, ucciso per salvare una donna

Per Valeria Fonte “tutti gli uomini pensano” come gli assassini. Ma forse dimentica chi ha perso la vita per difendere le ragazze

Emanuel Rroku omicidio Giulia Cecchettin

17 anni e 4 mesi di reclusione. È stata questa la sentenza di condanna della Corte d’Assise di Busto Arsizio per l’assassinio di Emanuel Rroku, il ventiduenne di origini albanesi intervenuto per difendere una donna dall’aggressione del marito. Una rissa nata tra i due uomini finita con la morte del ragazzo, raggiunto da un proiettile.

Tutto ha inizio il 16 settembre 2022 in un bar in via Allea Comunale a Turbigo, in provincia di Milano. All’interno del bar un uomo di 34 anni, Gjinaj Rigels, aveva aggredito la moglie, percuotendola con violenza. Altre persone erano intervenute per aiutare la donna, dando vita così ad una rissa. A quel punto Rigels, che era armato, ha estratto una pistola sparando tre colpi. Uno dei tre ha raggiunto e ucciso Rroku, che era tra la folla intervenuta in difesa della donna vittima di violenza, gli altri due proiettili, invece, hanno ferito altre due persone. A quel punto gli amici del ventiduenne hanno immobilizzato l’assassino in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine.

La difesa di Rigels ha tentato di far leva sulla natura accidentale del colpo partito durante la colluttazione. Una tesi che però è stata sconfessata dal pubblico ministero che aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato. Determinante è stata la perizia balistica, che ha dimostrato come Rigels avesse sparato ben tre proiettili nel mucchio della folla intervenuta per fermare la violenza del marito sulla moglie. Uno ha ucciso Rroku, un altro ha ferito un ragazzo di appena 20 anni e l’ultimo un uomo di 30.Per questo ora la Corte d’Assise di Busto Arsizio ha stabilito una condanna di 17 anni e 4 mesi di reclusione in carcere per l’assassino, che durante il processo ha dichiarato: “Non volevo ammazzare nessuno, vorrei tornare indietro e cancellare tutto questo dolore”.

Un dolore che non può certo essere cancellato ma sicuramente attutito con una condanna degna di questo nome e possibilmente certa. Una sentenza di condanna pronunciata a quasi una settimana di distanza da un articolo scritto dalla femminista Valeria Fonte dopo un colloquio con Michele, un uomo che ucciso la compagna Federica prima strozzandola e poi bruciandola in un’auto, nel 2005, uscendo di prigione nel 2017, dopo aver scontato dodici anni di carcere. L’attivista non considera il colloquio un’intervista. “Non è la storia del punto di vista di un femminicida. È un’indagine”. Un articolo che ha accettato di scrivere per “determinare che tutti gli uomini pensano come pensa un femminicida. Per me, certo, che non pretendo di avere la verità in mano, ma che so di cosa parlo e, per questa ragione, ritengo di dover essere perlomeno credibile”. Un articolo dove dichiara: “Era necessario, per me, tenere un colloquio con una persona che ha commesso un femminicidio? Probabilmente no. Io lo sapevo già che tutti gli uomini pensano come pensa un femminicida. Ma forse, chi approda su queste righe, non lo sa ancora. Forse, gli uomini che leggeranno quanto scritto si accorgeranno che il loro modo di pensare è lo stesso modo di pensare di un femminicida, e che non basta non uccidere una donna per essere dalla parte giusta”.

Parole che stonano, e parecchio, non solo con l’assassinio di Emanuel Rroku ma anche con la condotta di tanti altri uomini che hanno messo in pericolo o perso la propria vita in difesa delle donne. Basti pensare a Massimiliano Cianci, il grafico trentenne che, questa estate, ha salvato da uno stupro una turista danese conosciuta poco prima in discoteca, finendo in ospedale con il braccio sinistro spezzato. E, sempre questa estate, ricordiamo Mattia Aguzzi, il trentasettenne che è riuscito a salvare una bambina caduta dal quinto piano di un palazzo di via Nizza, a Torino, prendendola al volo. Magari Valeria Fonte oltre a leggere la femminista Chelsea G. Summers che in un articolo intitolato Love In a Time of True Crime ha scritto “La nostra fiducia negli uomini è immeritata tanto quanto non corrisposta, ma comunque pretesa”, dovrebbe leggere anche quanto sostenuto da Alda Merini: “La sensibilità non è donna, la sensibilità è umana. Quando la trovi in un uomo diventa poesia”.

Nemes Sicari, 24 novembre 2023