Economia

La crisi energetica

Ursula: “Discutiamo il price cap”. Ma è farlocco

L’Ue è pronta a discutere su una nuova forma di tetto massimo al prezzo del gas

Price cap sì, price cap no, price cap forse. Continua il battibecco tra Bruxelles ed i vari Paesi membri dell’Unione Europea, circa la fissazione di un tetto massimo al prezzo del gas. Nelle ultime settimane, la questione è stata sicuramente il principale terreno di scontro a livello comunitario: prima il via libera solo per il metano russo, poi nei confronti di tutte le forniture Ue; successivamente, lo stop a causa degli scetticismi della Germania e degli Stati dell’Est Europa. Eppure, nelle ultime ore, sembra essersi arrivati ad una decisione definitiva: sì ad un nuovo price cap, ma solo per l’elettricità e per lo scambio di gas interno al libero mercato comunitario.

Ursula Von Der Leyen, intervenendo alla plenaria del Parlamento Europeo, ha aperto alla possibilità di “discutere un tetto al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità”. L’obiettivo sarebbe quello di sempre: cercare di abbassare i prezzi, concependo un tetto adeguato “per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”. E spiega: “Si tratta di una soluzione temporanea per far fronte al fatto che il Ttf, il nostro principale parametro di riferimento per i prezzi, non è più rappresentativo del nostro mercato”. E secondo il portavoce della presidenza della Commissione Europea, Eric Mamer, l’Ue sarebbe pronta a lavorare anche su “un cap per l’energia scambiata” nel continente.

Insomma, l’Ue pare aver partorito, anche in questo caso, un topolino. Era evidente, infatti, l’impossibilità di applicare un tetto massimo per il prezzo del gas, da parte di un fornitore – la Russia – che non solo ha diminuito le proprie esportazioni verso i Paesi membri, ma che ha già minacciato di sospenderle totalmente, in caso di applicazione della misura. Per di più, un price cap – applicato a Mosca o anche agli Stati occidentali – si configurerebbe come una vera e propria sanzione, piuttosto che un tentativo di abbassare i costi delle bollette.

Il dato è molto semplice. Se dovessimo andare al supermercato e comprare il pane, il prezzo lo deciderebbe il fornitore oppure il consumatore? Ovviamente, il primo. Nel caso contrario, la risposta del fornitore sarebbe chiara: caro cliente, il pane se lo scordi. Stessa cosa riguarda il gas: applicare un tetto massimo al prezzo significa ottenere meno importazioni, e quindi meno energia, che andrebbe a complicare ulteriormente la crisi in atto. È proprio su questo assunto che non ha alcun senso l’imposizione di qualsiasi forma di price cap, che sia sulle forniture esterne, interne all’Ue, per gas, petrolio o elettricità. Insomma, per qualsiasi bene.

Lo stesso presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, ha spiegato l’insensatezza della misura, sulla base del fatto che “i venditori farebbero fatica a spiegare ai propri Stati perché accettino un tetto al prezzo, dopo che ha superato quota 300 euro”. E conclude: “Il tetto, al massimo, andava imposto prima che il prezzo superasse i 100 euro”. Il tema cruciale, invece, è diverso: aumentare la produzione di gas e svicolarsi definitivamente dalle risorse russe. Ad oggi, però, l’Ue ne dipende ancora per quasi l’8 per cento. E l’inverno si avvicina.

Matteo Milanesi, 5 ottobre 2022

 

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli