Esteri

Usa, Ron DeSantis si ritira dalle primarie: cosa succede ora

Il governatore della Florida in un video annuncia il suo appoggio a Trump. In corsa resta solo Nikki Haley

Donald Trump e Ron DeSantis

Con un colpo di scena che ha spiazzato sia i suoi supporter sia i suoi avversari, ieri pomeriggio Ron De Santis si è ritirato dalla corsa alle primarie repubblicane. Non sono ancora chiare le ragioni profonde del ritiro, se sia stata una mossa per evitare l’umiliazione di essere sconfitto alle primarie del New Hampshire di domani, o se ci siano state pressioni dall’interno del partito repubblicano. Il risultato è che, in un video di 4 minuti e mezzo rilasciato sui social, De Santis annuncia l’addio alla campagna elettorale e dà il suo endorsement a Donald Trump.

Era naturale che uno dei due sfidanti principali di Trump alle primarie (De Santis e Haley) si sarebbe ritirato ad un certo punto. Certo nessuno si aspettava un ritiro poco dopo il voto del primo stato sui cinquanta totali. Ironia della sorte, De Santis era considerato il delfino del partito repubblicano, dopo che Trump combinò il disastro al Campidoglio il 6 gennaio 2020, quando anche i suoi sostenitori davano ormai il Tycoon per spacciato. Invece ora si profila uno scenario che pochi sospettavano, ovvero una corsa alle primarie che vede Nikki Haley come la catalizzatrice dei voti dei repubblicani che non vorrebbero più vedere the Donald alla Casa Bianca.

“Nikki Haley è una democratica!”, ha tuonato Trump in uno dei suoi recenti comizi, di certo non dimenticandosi di averle proposto il ruolo di Segretario di Stato nel 2016, ma Trump è abile a manipolare la realtà e le sue iperboli hanno sempre un fondo di verità. Nikki Haley è infatti l’unica candidata che potrebbe attrarre sia il voto dei repubblicani moderati (e non sono pochi quelli che non sopportano Trump), sia dei democratici che voterebbero volentieri per i repubblicani piuttosto che per Biden, e che con De Santis fuori gioco vedono nella Haley una vera alternativa all’odiato Donald.

È bene ricordare che in gran parte dei 50 stati USA le primarie sono aperte o semi-aperte, ovvero non è necessario essere iscritti al partito per votare, e questa regola è adottata anche da California e Texas, i due stati con il maggior numero di delegati in assoluto.

Certo, per ora i sondaggi danno Trump sempre in testa, ma ci vorrà qualche giorno prima che i nuovi sondaggi si rimodulino sulla nuova corsa a due. Trump, oltre al suo mito personale, può contare sull’appoggio dichiarato di 24 senatori e 111 rappresentanti che molto possono fare a livello di propaganda locale, ma come fu per Hillary Clinton e Bernie Sanders nel 2016, infiniti fattori possono influenzare il voto rendendo il risultato finale inaspettato.

A meno di cocenti sconfitte nelle prossime cinque giornate elettorali a gennaio e febbraio, sarà solo all’inizio di marzo che diverrà chiaro chi sarà il candidato repubblicano, ed il probabile futuro presidente.

Pietro Molteni, 22 gennaio 2024

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