“Vade retro”. Niente Messa per il prete no vax

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Vade retro, parroco. Ebbene sì, sembra proprio che un prete del pistoiese, conosciuto da tutti come Don Juvenal, al secolo Juvenal Cishibanji, sia stato costretto al passo indietro su indicazione proveniente dall’alto, anche se non dei cieli. Indovinate perché? Dai è facile, il motivo è che non si è vaccinato contro il Covid19. Da ieri dunque, il parroco 49enne non potrà più servire il Signore: non avrà più la possibilità di celebrare la Messa, dare la Comunione ai fedeli o tenere lezioni di catechismo ai suoi amati bambini. Insomma, non potrà fare quasi più nulla di quello che faceva fino a ieri. La sua decisione di non vaccinarsi non rispetta infatti quanto viene stabilito nel decreto del Vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli.

Il testo del decreto

“La cura per la salvezza delle anime – recita il decreto – non può prescindere dall’impegno di tutelare la salute dei corpi: anche in questo tempo di emergenza la Chiesa ha sempre continuato ad annunciare il Vangelo, celebrare i Sacramenti e aiutare i poveri adottando adeguati protocolli in grado di prevenire infezioni da Sars-Cov-2″.

“I sacerdoti e i diaconi  – continua il documento – possono visitare gli ammalati; tenere incontri di catechismo e prendere parte come operatori ad attività educative e didattiche gestite dalle parrocchie solo se hanno ricevuto da almeno 14 giorni la prima dose di un qualsiasi vaccino contro il Covid-19 considerato adeguato dalle Autorità civili italiane oppure se sono guariti da non oltre 180 giorni dall’infezione da Sars-CoV-2, oppure se nelle 48 ore precedenti ad ogni momento in cui prestano i servizi sopra elencati effettuano con esito negativo uno dei test diagnostici approvati dal Ministero della Salute”.

Il testo del decreto non lascia adito a dubbi. In tempo di pandemia i vertici ecclesiastici propendono senza se e senza ma per la linea “anima sana in corpore sano”. È ammessa a quanto pare una sola eccezione: “La visita ai fedeli in pericolo di morte in circostanze di urgenza – prosegue il documento – qualora non fosse possibile ottemperare a quanto stabilito, è comunque consentita”. Certo, se un fedele è più di là che di qua, allora anche un non vaccinato può andar bene per l’estrema unzione. Quel che passa il convento, insomma.

Le parole del parroco

Ma come mai Don Juvenal non si vuole vaccinare pur sapendo che perderà tutto ciò che ama fare? “Io non ho ancora fatto il vaccino – spiega il parroco – perché nutro dei dubbi. Ho deciso di aspettare un po’, di prendere tempo per informarmi meglio e decidere in modo convinto che cosa sia più opportuno fare per me. Ci sono persone favorevoli al vaccino, altre contrarie. Io mi sono fermato a pensare perché sento che mi mancano ancora elementi per compiere una scelta serena. Purtroppo il decreto del vescovo ha fatto prima di me… Ma è giusto così. Non mi sento di criticare il vescovo, al quale voglio molto bene, perché al suo posto forse mi sarei comportato allo stesso modo pensando al peso delle responsabilità. Comunque voglio specificare che non ho ricevuto lettere di sospensione. In settimana ci incontreremo di nuovo per confrontarci e vedere cosa fare. Nel frattempo mi attengoalle disposizioni del decreto anche se mi dispiace per questa situazione. Non dire Messa e non poter stare tra la mia gente, tra i miei fratelli che tanto amo è un dispiacere per me, ma la vita è complessa e piena di imprevisti. I piani saltano”.

Il decreto, però, in teoria lascerebbe una via d’uscita a Don Juvenal. Quella dei tamponi. Ma l’interessato non la vede come una via realmente percorribile: “Il tampone? Non mi sembra una vera soluzione. Quello del prete non è un lavoro ma una missione, un servizio che comporta impegni senza limite orario. Noi corriamo, corriamo sempre e ovunque per rispondere alle richieste della comunità. Quanti tamponi dovrei fare?!”. Nessuna via d’uscita dunque. L’unico modo per poter maturare una scelta libera e consapevole, stanti le attuali normative, è quello di fare un passo indietro, anche se molto sofferto.

Nonostante la diplomazia e le parole al miele nei confronti del vescovo, però, Don Juvenal un sassolino dalla scarpa prova molto umilmente a toglierselo: “Io sono un uomo di fede – spiega – ma il vaccino è una questione di libertà. Se scelgo di farlo deve essere per convinzione e non perché costretto altrimenti non starei bene. Ho passato gli ultimi mesi accanto ai malati e alle loro famiglie, ho vissuto gli effetti devastanti del Covid. Non capisco perché io sia diventato un pericolo proprio adesso. In più tengo a sottolineare che la chiesa non è il luogo del contagio, vista l’attenzione estrema che mettiamo in tutte le attività”.

In questi giorni la comunità di San Piero in Vincio è in subbuglio perché era molto affezionata a Don Juvenal e d’ora in avanti dovrà necessariamente avere a che fare con un altro parroco. Fra i fedeli, sono in molti a dirsi contrari alla decisione. E persino chi approva la scelta manifesta delle perplessità.

Come dar loro torto, viene da dire. Secondo le disposizioni attuali, i fedeli possono andare in Chiesa anche senza lasciapassare, quindi potenzialmente non vaccinati e liberi di poter contagiare, mentre i servi di Dio devono necessariamente avere il green pass, pena l’esclusione dal servizio. E già questo è un controsenso enorme. Inoltre qui si sta parlando di persone che sono state al completo servizio dei malati, compresi quelli di Covid, fino ad oggi, rischiando la propria incolumità, e che improvvisamente si decide di confinare nei lazzaretti delle parrocchie fra le scartoffie amministrative. Salvo poi, del tutto incredibilmente, farle tornare in gioco nel caso in cui vi sia un fedele in punto di morte. Come se durante l’estrema unzione si fosse immuni al virus.

In passato la Chiesa ha spesso rappresentato un rifugio dai mali e dalle contraddizioni della società. In qualunque condizione si versasse, fra quelle mura e all’interno della comunità, si poteva trovare un porto sicuro. Oggi, invece, sembra essere diventata lo specchio della società attuale. E dunque, anche all’interno di quei luoghi sacri, niente misericordia nei confronti degli agnostici del vaccino, nemmeno se servi di Dio.

Piaccia o meno oggi funziona così: in società ci si saluta a distanza e in Chiesa ci si scambia il segno della pace con uno sguardo. Nel corso dei secoli la salvezza delle anime aveva avuto la priorità sulle malattie più atroci della storia. Ma alla fine è arrivato il Covid19. 

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