Salute

Vaiolo delle scimmie, il paradosso di Big Pharma in Svizzera

Salute

di Andrea Gebbia

Dopo il Covid, un’altra emergenza sanitaria sta facendosi strada: il vaiolo delle scimmie. Considerando i casi di infezione per milione di abitanti, la Svizzera è uno dei Paesi maggiormente colpiti, piazzandosi addirittura al sesto posto in questa graduatoria, come riportato da Alexandra Calmy, infettivologa dell’ospedale universitario di Ginevra, intervistata dalla televisione della svizzera francese RTS.

Contagi crescenti

La Aargauer Zeitung riferisce che, negli ultimi tre mesi in Svizzera si sono infettate con il virus del vaiolo delle scimmie circa 380 persone ed ogni settimana i casi aumentano di 50 unità. Nel mondo i malati confermati sono oltre 36.000. Secondo il sito dell’Ufsp (Ufficio federale della sanità pubblica, il ministero della salute elvetico), al momento il gruppo della popolazione maggiormente colpito riguarda uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.

Non disponibile

Ma la Svizzera, terra di colossi farmaceutici come Novartis e Roche, dovrebbe essere in grado di superare senza problemi le insidie legate a questo virus, peraltro non sconosciuto. O no? Il vaccino Imvanex, prodotto dalla Società tedesco-danese Bavarian Nordic, riconosciuto come la giusta medicina per combattere questo nuovo flagello, purtroppo però non è (ancora) disponibile nella Confederazione Elvetica! Ecco perché l’associazione Pink Cross chiedeva al governo di dichiarare lo stato di emergenza per il vaiolo delle scimmie (come successe col Covid all’inizio della pandemia), così da poter sveltire le pratiche di approvazione e approvvigionamento del vaccino.

Burocrazia e poco guadagno

Il ministero svizzero non ha ancora definitivamente deciso l’acquisto massiccio di dosi di questo preparato e inoltre la Casa farmaceutica stessa non vuole vendere le sue fiale in Svizzera. Come confermato all’Aargauer Zeitung da Athanasios Zikopoulos, ad della casa farmaceutica privata Lipomed, che produce vicino a Basilea, quello della Bavarian Nordic non è un caso isolato.

Il business svizzero è poco attraente per le Società produttrici di medicinali. Il processo per l’approvazione di un farmaco da parte di Swissmedic (che corrisponde all’Aifa in Italia) dura in media la bellezza di 650 giorni secondo Interpharma, la associazione delle compagnie di ricerca farmaceutica in Svizzera. Inoltre un produttore di medicine ha troppo poca flessibilità nel definire i prezzi, strettamente regolati dalle norme governative della Confederazione Elvetica. Se si aggiunge poi il fatto che il mercato svizzero è piccolo e le vendite limitate, si capisce come mai molte Case farmaceutiche preferiscano non distribuire i loro preparati in Svizzera, che paradossalmente invece può vantare alcuni dei principali giganti del pharma proprio sul suo territorio.

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