Dal Covid al vaiolo delle scimmie

Vaiolo, “niente caccia all’untore”. Ma con i no vax si poteva fare

Oggi il governo predica calma e invita a non discriminare. Ma non valeva per i non vaccinati

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Nel corso del biennio pandemico, la testata nicolaporro.it e pochi altri quotidiani liberali hanno sostenuto la tesi più pragmatica, conciliativa sia dei principi fondanti dell’ordinamento, che del diritto alla salute. La vaccinazione è lo strumento principale per sconfiggere il Covid-19. Ma la sua promozione dovrà avvenire con trasparenza, imparzialità, libertà, in assenza di colpi limitativi dei diritti fondanti dell’individuo, spiegando i veri rischi collaterali conseguenti. Solo in questo modo, si sarebbe potuta perseguire una campagna vaccinale di massa “pacifica”, senza i mezzi che tutti noi conosciamo: green pass, obblighi, sospensioni dal lavoro senza stipendio, caccia al “negazionista” e via andare.

Prima il governo Conte II, con i lockdown, poi l’esecutivo Draghi, per mezzo di una politica anti-no vax, hanno perseguito la direzione opposta, lo scenario che più ha avvicinato il nostro Paese al pluricitato “modello cinese”, piuttosto che a schemi liberali, come quello sudcoreano, tanto per fare un esempio. 

Il soggetto, che con libertà decideva di non sottoporsi alla vaccinazione, è stato discriminato, criminalizzato, sfrattato dalla vita sociale e dal proprio luogo di lavoro. 

Tra l’altro, in presenza di forzature giuridiche di non poco rilievo. Per citarne una, è evidente come l’obbligo di possedere una certificazione verde, per frequentare luoghi sociali e di lavoro, presenti una palese violazione dell’art 3 Cost., che contempla il principio di uguaglianza tra cittadini – ergo, tra vaccinato e non vaccinato – ed impone alla Repubblica la rimozione degli “ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto l’uguaglianza e la libertà dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. 

Ecco, se la tanto conclamata prudenza, insieme al rispetto dei principi fondanti, da cui fluisce la vita giuridica italiana, sono state bistrattate nel corso della pandemia; scenario opposto pare configurarsi sulla questione che riguarda il vaiolo delle scimmie. Speranza predica alla calma, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, parla di “situazione sotto controllo. Il 40 per cento di chi è stato vaccinato contro il vaiolo ha già un’indicativa protezione intorno all’85 per cento”. Lo stesso sottosegretario, dalle colonne del Tg2, ha evidenziato la necessaria “trasparenza” sulla questione, “senza ricercare ad ogni costo colpevoli o presunti untori”.  

Si badi bene: chi scrive sostiene convintamente la posizione di Costa. Una sana politica si denota anche dalla sua capacità di assicurare e calmare la popolazione, offrendole tutti gli strumenti necessari per una conoscenza approfondita del problema. 

C’è, però, un tema che non può essere trascurato: perché questo approccio cauto e disteso non è stato adottato anche con il Covid-19? Perché, nel corso della pandemia, si è deciso di proseguire ininterrottamente con una comunicazione allarmistica, cacofonica e criminalizzatrice?

Proprio il sottosegretario Costa tuonava contro i non vaccinati, affermando come fosse errato “mettere sullo stesso piano chi si è comportato in modo solidale e chi no”. E ancora: “Quelle degli insegnanti non vaccinati, che pretendono ora di tornare al loro posto, sono posizioni assurde. Per docenti e operatori sanitari che non si vaccinano, non vedo attenuanti”.

Insomma, Costa ha ammesso l’esistenza di una differenziazione tra cittadini di Serie A ed altri – no vax – di Serie B, i quali diritti possono essere pacificamente violati, salvo poi modificare questa sua posizione sul vaiolo delle scimmie, dove le autorità spagnole sono impegnate a capire se ci possano essere connessioni tra i casi ed il gay pride delle Canarie, luogo in cui si sono riscontrati i primi contagi. 

Le indagini sono ancora in corso. L’Oms ha comunque specificato che non si tratta di una malattia omosessuale, seppur parte dell’opinione pubblica ha già cominciato a puntare il dito nei confronti delle comunità gay.  Ciò che incuriosisce, però, è il solito doppiopesismo della politica italiana: da una parte, per il Covid, risultava doveroso applicare una politica illiberale, fatta di obblighi e imposizioni, soprattutto nei confronti di soggetti che sceglievano liberamente di non sottoporsi al trattamento sanitario. Dall’altra, nel caso del vaiolo delle scimmie, si predica calma, prudenza, senza ricercare presunti untori.

Come già detto, noi aderiamo a quest’ultimo approccio. Ma che valga, per favore, per tutti i rischi sanitari della nostra vita. Non a piacimento.

Matteo Milanesi, 31 maggio 2022

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