Il Sole 24 Ore riferisce che, secondo il Cresme, per rispettare la prima scadenza della direttiva europea “case green” (riduzione del consumo medio di energia degli immobili esistenti del 16% nel 2030 rispetto al 2020) in Italia servirebbero 320 miliardi di euro. Una cifra improponibile sia per le casse pubbliche sia per le tasche private.
Se la stima del Cresme fosse fondata, si tratterebbe di una valida ragione (in più) per pretendere che i partiti che hanno votato contro questo assurdo provvedimento (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) assumano in campagna elettorale l’impegno a lavorare sin dall’inizio della prossima legislatura Ue perché esso sia ripensato totalmente, cancellandone ogni connotazione impositiva.
Appurato che neppure il raggiungimento dell’irrealistico obiettivo emissioni zero nel 2050 salverebbe il pianeta, ma gli farebbe solo un po’ di solletico, il prossimo Parlamento europeo deve essere quello del risveglio dalla sbornia green e del ritorno al buon senso.
Giorgio Spaziani Testa, 24 marzo 2024
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