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“Addio alle mascherine al chiuso”. E invece il governo ci ripensa

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Era un bluff. Una fuga in avanti. Wishful thinking. Stamani, sulla stampa, era tutto un proliferare di roboanti annunci sulla sparizione delle mascherine, non solo all’aperto (accadrà venerdì e ci stanno vendendo l’abolizione di una misura inutile e vessatoria come una grande conquista di libertà, una generosa concessione del sovrano illuminato), ma anche al chiuso. Quale doveva essere la data fatidica? Il primo aprile.

Era stato l’annuncio del sottosegretario Andrea Costa di ieri, con la road map basata su abolizione dei Dpi e del green pass, ad alimentare le speranze in un passo fondamentale per la riconquista delle nostre vite di sempre. Il 31 marzo, d’altronde, scade lo stato d’emergenza, apparentemente non c’è l’indicazione di prorogarlo ancora e, quindi, sarebbe lecito aspettarsi un allentamento delle maglie. Ma a gelare l’entusiasmo degli aedi della “nuova fase” ci hanno pensato, come al solito, i principali di Costa: ovvero, il governo stesso.

Fonti qualificate dell’esecutivo, infatti, hanno precisato che l’idea di abolire le mascherine al chiuso da aprile è, appunto, una suggestione, non una decisione già assunta. “Non c’è alcun automatismo che possa definire da ora la decadenza dell’obbligo dell’uso delle mascherine al chiuso a partire dal primo aprile”, si leggeva su un’Ansa diffusa a metà mattinata. “Tutto dipenderà dall’andamento del quadro epidemiologico”, è l’orientamento ufficiale.

Insomma, una gigantesca supercazzola per ribadire che Roberto Speranza, Mario Draghi e compagnia si riservano la facoltà di decidere arbitrariamente (la valutazione dei “dati epidemiologici”, in fondo, è sempre soggettiva) e ribadiscono indirettamente di essere i padroni assoluti dei nostri destini. Una bella spallata a chi crede che, sistemate tutte le caselle (blindato il premier e confermato Sergio Mattarella al Quirinale), non ci sia più bisogno di protrarre la liturgia del terrore, che è stata un formidabile puntello per lo status quo politico. Questi, all’emergenza (anche senza emergenza de iure), ci si attaccheranno fino a che avranno le forze. O fino a che noi lo consentiremo…

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