Cronaca

Albania, “arrestati i migranti” difesi dal Pd. Ma il Viminale smentisce

migranti albania

Dieci dei 40 migranti “difesi” dal Pd sono stati sbattuti in carcere. Gli ospiti del Cpr in Albania, dopo le rivolte sei giorni scorsi, sono passati dal centro di permanenza – gestito da personale civile – alla piccola galera sotto il controllo della polizia penitenziaria. Era questa la notizia diffusa da alcuni giornali albanesi e ripresa da Repubblica. Notizia però smentita da fonti del Viminale e del ministero della Giustizia:* Non risulta invece ancora operativo il “mini-carcere” presente all’interno dell’hub, sebbene alcuni siti di informazione albanesi sostengano che in seguito alle proteste 10 degli immigrati sarebbero stati trasferiti nelle celle all’interno del campo”, scrive l’Ansa.

Il trasferimento

L’11 aprile 2025, quaranta migranti espulsi dall’Italia sono stati trasferiti in Albania. Sono giunti nel porto di Shengjin a bordo della nave “Libra” della Marina Militare Italiana, per poi essere accompagnati in autobus al Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Gjader, situato a circa venti chilometri dal porto.

Questa operazione segue un nuovo decreto approvato a fine marzo dal governo italiano, che permette di usare i centri in Albania come strutture per trattenere persone con decreto di espulsione in attesa del rimpatrio. Il CPR di Gjader, la struttura principale del piano, ha una capacità iniziale di 48 posti ma potrebbe essere ampliata in futuro. Il trasferimento rappresenta il primo caso concreto di applicazione di tali politiche, dopo mesi di difficoltà legali e logistiche.

Le modalità del trasferimento e le polemiche sulle pratiche

Durante il viaggio verso l’Albania, alcuni dettagli hanno suscitato polemiche. Secondo le parlamentari Cecilia Strada e Rachele Scarpa del PD, che hanno visitato il centro di Gjader, i migranti avevano i polsi legati con fascette per tutta la durata del trasferimento. Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno, ha definito questa misura “normale” per garantire la sicurezza dei poliziotti e l’incolumità degli stessi migranti, visto che tra loro ci sono anche persone detenute per vari reati anche gravi.

Le tensioni all’interno del Centro e i gesti di protesta

Nei giorni successivi all’arrivo al CPR di Gjader, sono scoppiate tensioni tra i migranti ospitati. Il 14 aprile, circa venti di loro hanno inscenato una rivolta, danneggiando gli arredi della struttura. Durante gli eventi, tre persone hanno compiuto atti di autolesionismo, per i quali hanno ricevuto assistenza medica. Nonostante la gravità della situazione, le ferite riportate non sono risultate gravi.

Le condizioni legali e operative del progetto

La costruzione del CPR di Gjader e l’approvazione del piano di trasferimenti in Albania erano stati bloccati in passato da sentenze di tribunali italiani. Solo con il decreto di fine marzo il governo è riuscito a far partire il progetto. L’opposizione politica e diverse organizzazioni per i diritti umani, tra cui Action Aid, hanno espresso critiche dure. Descrivono l’operazione come una “esternalizzazione” della detenzione amministrativa, che rischia di rendere ancora più difficili il monitoraggio e il rispetto dei diritti dei trattenuti.

L’europarlamentare Ilaria Salis ha definito il CPR di Gjader un “campo di concentramento” europeo, attirando critiche per il paragone utilizzato. Il governo, invece, sostiene che i trasferimenti sono destinati a persone percepite come socialmente pericolose e accusa le opposizioni di strumentalizzare il tema per fini politici.