Da liberi agiamo in un modo ordinariamente eccezionale e trovo che non ci sia niente di più creativo ed esplosivo di questo: l’esercizio della propria libertà nella quotidianità. Dà i brividi mettere in atto questa dinamica, perché ci rende protagonisti attivi della nostra esistenza e ci fa prendere coscienza di quanto bene possiamo fare, semplicemente esplicitandoci. L’infinità di variabili che questa modalità esistenziale offre è applicabile anche in una condizione fissa, dai più ritenuta mortifera, perché anche all’interno di quella fissità possiamo applicare un ventaglio di incalcolabili sfumature nostre, intimamente nostre. Così troviamo universi nelle piccole cose che poi diventano straordinarie e grandi.
Perché questo accada ci vogliono due condizioni: intuire o conoscere il bene e uno sguardo che ci riconosca questo bene.
Ora, già fiutare o conoscere il bene è un gran punto di partenza; alcuni lo intuiscono per indole, per conformazione naturale, come avere i capelli di un certo colore e il volto con gli zigomi pronunciati, altri ancora respirano questo cuore in casa, guardando le azioni di mamma e papà, vivendo con i nonni oppure osservando altri testimoni.
Gli esempi sono molteplici, pensiamo a Madre Teresa di Calcutta, a Padre Pino Puglisi a Giovanni Falcone.
Qualunque origine abbia un’azione libera e buona, quando avviene c’è la possibilità di renderla potentissima, addirittura contagiosa attraverso il riconoscimento di uno sguardo speciale. Non si tratta di uno sguardo giudicante, ma attento, che abbraccia l’autore dell’azione, spiegandone il senso e portando questa consapevolezza anche agli altri che hanno l’opportunità di lasciarsi ispirare. A individuarla, tuttavia, non può essere chiunque. Non siamo tutti uguali, ognuno ha i propri talenti e la propria vocazione, tra questi alcuni hanno uno sguardo fuori dal comune che osserva da un ambito materiale e immateriale, di corpo e spirito. A costoro spetta il compito di attribuire quel riconoscimento per amplificarne il bene ed è questo a tutti gli effetti un vero e concreto veicolo di pace.
È il 25 febbraio quando dal Gemelli, il Papa, ricoverato per una polmonite bilaterale, con un respiro altro, autorizza il percorso per la beatificazione di Salvo D’Acquisto, un carabiniere che barattò la sua vita per salvare quella di 22 civili nel settembre del 1943. Un’azione libera, buona e grande quella del giovane napoletano che ci sprona a essere luminosi anche nelle circostanze più buie.
Ed è il 23 marzo, quando il Papa, affacciatosi dallo stesso ospedale, con sguardo attento nota un dettaglio eloquente: i fiori gialli di Carmela Mancuso, rose gioiose che ha portato per lui. Un gesto istintivo e caloroso di libertà, cura e bellezza.
Mi piace riflettere sul fatto che tra le infinite variabili possibili c’è chi dà la vita, chi porta i fiori, chi sorride a un povero, chi ti ascolta, chi canta mentre cucina.
Infinite scelte che ci rendono liberi in ogni hic et nunc della grande e piccola storia, che diventano esempi di inestimabile valore quando un cuore straordinario li nota, li colloca nella giusta posizione e li rende un tesoro fruibile a tutti.
Fiorenza Cirillo, 12 aprile 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).