L’atteggiamento degli Stati Uniti verso l’Europa ricorda sempre più la celebre favola della rana e dello scorpione. L’Unione Europea, nella sua perenne ricerca di un ruolo autonomo sulla scena internazionale, si presta a traghettare gli interessi americani, sperando di non essere sacrificata nel processo. Ma, come insegna la favola, lo scorpione, per sua natura, finirà sempre per pungere la rana, anche a costo di affondare con lei.
Donald Trump, con la sua dichiarazione di voler decidere la pace tra Russia e Ucraina bypassando l’UE, lo dimostra ancora una volta: per Washington, l’Europa è utile finché obbedisce, ma irrilevante quando prova a contare davvero. Dall’inizio del conflitto, Bruxelles ha seguito fedelmente la linea americana, tra sanzioni, forniture militari e retorica bellicista, nella speranza di ottenere riconoscimento come attore geopolitico. Il risultato? Nessuna influenza sui negoziati di pace e la consapevolezza amara che, quando arriva il momento di trattare (e di contare), gli Stati Uniti non chiedono il permesso e ci pongono davanti al fatto compiuto.
Viceversa, quando si tratta di prospettare dazi sui nostri prodotti o nuove e insostenibili spese militari per la Nato, l’Europa torna nuovamente in agenda. Gli Usa ci ignorano quando si parla di pace (nel nostro cortile di casa), ma ci ricordano quando si tratta di pagare il conto, e meno male che, a questo giro, Trump sembra interessato alla Groenlandia e non, per dire, alla Sardegna.
In questo gioco sbilanciato, l’America rimane comunque il partner meno peggiore possibile: la dipendenza economica e militare è un dato di fatto, e le alternative – che si chiamino Cina o Russia – non sono certo più rassicuranti. Ma, come insegna la favola, uno scorpione resta sempre uno scorpione, e sarebbe ora che la rana imparasse a nuotare da sola.
Giorgio Carta, 22 febbraio 2025
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