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Ci chiudono in casa, ma sui vaccini sono al palo

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“Contrordine compagni!”. Torna più che mai d’attualità l’irresistibile formula coniata decenni fa da Giovannino Guareschi per il suo Candido, immaginando che l’Unità, smentendo il giorno dopo le disposizioni del giorno prima, costringesse i trinariciuti militanti comunisti alle giravolte più assurde.

Stavolta, un redivivo Guareschi potrebbe esercitarsi così: “Contrordine compagni! L’espressione piano vaccinale andava correttamente intesa come piano piano vaccinale”.

Ma – citazione del leggendario Guareschi a parte – la voglia di scherzare passa presto. E, al contrario, si impone una domanda: di cosa si sono occupati per tutto il 2020 i signori del governo?

Mi spiego: era noto a tutti, anzi corrispondeva alle speranze di moltissimi, che i vaccini arrivassero presto. Ora, lasciamo da parte il dibattito sui farmaci, e concentriamoci sul punto fondamentale, e cioè sul dovere dello stato di garantire al più presto la possibilità (sottolineo: la possibilità, non l’obbligo) di vaccinarsi a tutti i cittadini.

Adesso apprendiamo che non si sa ancora quanti e dove saranno i centri vaccinali, che la selezione di ulteriori medici e infermieri è ancora in corso (bando chiuso tra il 28 e il 29 dicembre), che per adesso è stato utilizzato poco più o poco meno (almeno fino a ieri mattina) del 10% delle dosi di vaccino arrivate in Italia. Insomma, un disastro assoluto, con un patetico e prevedibilissimo tentativo di scaricare le responsabilità sulle regioni.

Comunque la si pensi (vaccinazione sì, vaccinazione no), è evidente che la velocità con cui un paese consentirà il dispiegamento del suo piano vaccinale sarà un fattore economico decisivo per la ripartenza. E a questi disastrosi ritmi l’Italia rischia di dover attendere due anni.

Senza dire (e siamo alla mattina del 4 gennaio) che ancora non sappiamo cosa succederà il 7 mattina: se e come riapriranno le scuole, se e come funzioneranno le zone colorate regione per regione, quale sarà la sorte di bar ristoranti, di piscine e palestre.

Siamo doppiamente prigionieri: chiusi in casa, e sequestrati da una banda di incapaci politici. Continueremo ancora a lungo a far finta che sia tutto normale?

Daniele Capezzone, 4 gennaio 2020

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