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Altro che serie A: le Asl di De Luca pensino agli “altri”malati

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È noto a tutti che, nel sostanziale pareggio “3-3” delle elezioni regionali del 20-21 settembre, l’unica regione in cui la sinistra poteva dirsi certa di vincere già prima del risultato elettorale, era la Campania, e tale previsione è stata suffragata dal trionfo dello “sceriffo” Vincenzo De Luca, con la conquista di quasi il 70% dei consensi.

Vittoria annunciata

Ciò può essere spiegato, a mio avviso, dal fatto che non ci fosse partita col principale sfidante, il candidato di centrodestra Stefano Caldoro, non tanto riguardo l’abilità nel governare, quanto piuttosto sulla sua capacità di essere un “one man show”, dote che, gli va riconosciuto, non sembra avere eguali nel Belpaese. È pacifico che, negli ultimi mesi di pandemia, Vincenzo De Luca, agli occhi dei campani e non solo, fosse (e sia tuttora) visto come una sorta di “padre buono”, ma molto severo, che tiene così tanto alla salute dei suoi figli da aver sostituito le tradizionali sculacciate con i lanciafiamme.

A parte gli scherzi, gli va riconosciuto di essere coerente: la sua non era campagna elettorale, dato che anche una volta rieletto sta continuando con i suoi show e con le sue ordinanze restrittive (ne abbiamo già parlato qua con Claudia Cardinale), accompagnate da delle non troppo vaghe minacce di ritorno al lockdown. Tutto questo per la tutela della salute pubblica, hanno pensato evidentemente i cittadini campani, per la maggior parte, e suppongo anche il resto degli Italiani.

E gli altri malati?

Benissimo; ricorderei però che, oltre al Covid, purtroppo ci sono anche altre malattie che non possono e non devono essere accantonate e che, diciamolo sotto voce sennò arrivano gli “scienziati” di turno, sono ahinoi ben più gravi e rischiose del virus Sars-CoV-2. Infatti, fermo restando che ciò dovrebbe valere per tutta Italia, e purtroppo questo è un problema che riguarda tutto il Servizio Sanitario Nazionale, anche quelle regioni che si sono sempre vantate della propria sanità come fiore all’occhiello (ad esempio, nella mia Emilia-Romagna sono rimaste arretrate un sacco di visite specialistiche), stando a varie fonti proprio la giunta di De Luca avrebbe intrapreso delle misure, diciamo così, non esattamente a tutela della salute dei più deboli.

Ad esempio, Il Mattino di Napoli riferisce che da quest’estate, a causa dell’esaurimento dei tetti di spesa regionali, sono scadute le convenzioni con le Asl presso i centri sanitari per visite cardiologiche, radiografie ed esami del sangue e delle urine. Insomma, per usufruire di tali prestazioni sanitarie, si dovrà tornare a pagare, almeno fino all’anno prossimo. Dunque, chi non potrà permettersi tali spese o chi è già malato rischia seriamente di essere abbandonato al proprio destino. L’alternativa per loro sarebbe andare negli ambulatori ospedalieri, dove però, a causa dell’alto rischio di sovraffollamento e di assembramento, sono già state sospese diverse prestazioni sanitarie (stando a Repubblica), oppure ricorrere alle Asl, dove pure però è altissimo il rischio di affollamento. Stante tale situazione, è comprensibile il fatto che già molti cittadini abbiano rinunciato alle cure. E pensare che proprio le Asl, nel frattempo, si prodigano per decidere come deve svolgersi (o non svolgersi) il campionato, in barba a protocolli nazionali già condivisi da tutti i club.

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