#Muro30 – 9. Il 13 agosto 1961 cala la notte su Berlino

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Nonostante le rassicurazioni del leader della SED Walter Ulbricht (vedi puntata precedente), da qualche mese circolano avvertimenti espliciti nei confronti di quei lavoratori della DDR che fanno la spola tra Est e Ovest. Più di uno si “dimentica” di tornare a casa la sera e, all’interno del flusso costante di “traditori del socialismo”, la fuga verso la libertà della classe operaia è specialmente difficile da accettare per il governo comunista. Il 4 agosto le autorità introducono il censimento di tutti i frontalieri: da quel momento coloro che decidono di restare ad Ovest espongono non solo se stessi ma anche le loro famiglie a misure di ritorsione. Le pene previste dal codice penale per chi fugge sono severissime (da dieci anni di reclusione all’ergastolo), anche se generalmente i lavoratori che vengono catturati e riportati in patria scontano “solo” 4 o 5 anni, vista la cronica scarsezza di manodopera che affligge la DDR.

La notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 è un sabato. A Berlino Ovest si va al teatro e al ristorante, come in una sera d’estate qualsiasi. C’è chi decide di approfittarne per una riunione famigliare ad Est, certo ci sono controlli in entrata e uscita ma si può ancora fare. Nessuno può immaginare quel che sta per succedere, anche se nelle caserme della DDR comincia uno strano viavai di camion carichi di filo spinato, placche e sacchi di cemento. I passanti osservano incuriositi ma sono ormai abituati alle stranezze di una condizione unica nel suo genere. D’altra parte, dopo l’esperienza del ponte aereo, i berlinesi sono pronti a tutto: ma cosa potrà succedere di più grave del blocco di Berlino di 13 anni prima?

Alle 00:30 di domenica 13 agosto la vita è ancora relativamente “normale” nella Berlino divisa. Cinque minuti dopo, alle 00:35, si scatena un dramma politico e umano che occuperà le cronache della Guerra Fredda nei successivi 28 anni. È quella l’ora in cui le divisioni dell’Esercito Popolare tedesco-orientale iniziano a schierarsi lungo la linea di confine tra le due parti della città: un soldato ogni due metri, in modo da intercettare qualsiasi fuggitivo dell’ultimo minuto. Trenta metri più indietro si dispongono i blindati sovietici. Il messaggio non può essere più chiaro: siamo di fronte a un avvenimento di portata internazionale e qualsiasi reazione occidentale sarà considerata un attacco contro l’Armata Rossa. Tutto si svolge formalmente all’interno del territorio della Germania Est: i militari lasciano un margine tra loro e la linea divisoria, per evitare ogni possibile “invasione” del territorio di Berlino Ovest. Anche il Muro sarà costruito rispettando quella distanza, salvo eccezioni dettate dalla conformazione del terreno. Alle tre del mattino, mentre Berlino dorme, il filo spinato separa già materialmente per lunghi tratti il settore orientale da quello occidentale. L’esercito e la polizia estendono rapidamente la loro presenza attorno alla linea di demarcazione. L’ordine è quello di sparare a vista sui “traditori”.

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