Politiche green

Auto elettriche, il dato clamoroso: così è morta un’utopia

Nemmeno i produttori di automobili europei credono nella riconversione verso l’elettrico: ecco i numeri della Caporetto

elettriche © 3alexd e FRDMN tramite Canva.com

Non siamo ancora al De profundis, ma poco ci manca. Il disastro auto elettriche era noto a tutti, tranne che ai talebani dell’ideologia green. Ora, con l’allarme dell’Acea, l’Associazione europea dei produttori di auto, nessuno può fare più finta di nulla. Un dato emerge con forza, con chiarezza: nemmeno i produttori di automobili europei credono nella riconversione verso l’elettrico, tanto da chiedere incentivi economici per continuare a produrre auto ad emissioni zero. I numeri sono semplicemente disastrosi.

Come evidenziato dall’Acea, ad agosto le immatricolazioni di nuove autovetture nell’Ue hanno registrato un forte calo (-18,3%) con risultati negativi in tutti e quattro i principali mercati della regione. I dati più preoccupanti riguardano Germania (-27,8%), Francia (-24,3%) e Italia (-13,4%). Ma sono le elettriche il vero problema: ad agosto le immatricolazioni di auto elettriche a batteria (BEV) sono scese del 43,9% a 92.627 unità (rispetto alle 165.204 dello stesso periodo dell’anno precedente), con una quota di mercato totale che è scesa al 14,4% dal 21% dell’anno precedente. Cifre potenzialmente esiziali. In Germania e in Francia una vera debacle, rispettivamente -68,8 e -33,1 per cento. E, ancora, le immatricolazioni di auto ibride plug-in sono diminuite (-22,3%).

Il buonsenso invita a non mettere da parte queste cifre e più in generale questa tendenza riguardante le auto alla spina, con buona pace degli integralisti del verde. Non è un caso che i produttori di automobili europei, uniti in Acea, invitino le istituzioni dell’Ue a presentare misure di soccorso urgenti prima che i nuovi obiettivi di CO2 per auto e furgoni entrino in vigore nel 2025. La motivazione è principale è la continua riduzione della quota di mercato per le auto elettriche a batteria nell’Ue. “Oggi, la tecnologia dei veicoli e la disponibilità di veicoli a zero emissioni non sono colli di bottiglia. Stiamo facendo la nostra parte in questa transizione, ma sfortunatamente, gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico non sono in atto. Un fattore aggravante è la rapida erosione della competitività dell’Ue, come confermato nel rapporto Draghi”, si legge nella nota dell’associazione.

Ciò che preoccupa di più è che il calo della domanda di nuove vetture elettriche è senza precedenti. Per leggere cifre simili alle immatricolazioni registrate ad agosto bisogna tornare al gennaio del 2017, quando furono registrate le prime immatricolazioni delle auto alla spina. I fattori di questo flop sono sotto gli occhi di tutti: dalla mancanza di chiarezza sugli incentivi passando per i prezzi elevati, fino alle preoccupazioni sul basso valore residuo dei veicoli elettrici e alla naturale resistenza al cambiamento, soprattutto se legata alle notizie di cronaca che leggiamo ogni giorno.

I dati, sempre  relativi al mese di agosto, elaborati da Jato Dynamics confermano inoltre che le vendite sono in picchiata per tutti i brand: Renault (- 64%), Saic (- 65%), Stellantis (- 52%), Hyundai-Kia (- 15%) e Tesla (- 44%). Per quanto concerne la marca, riporta Il Sole 24 Ore, Volkswagen è stata superata da Bmw. E ancora: Smart (- 68%), MG (-65%), Opel (-63%), Citroën (- 63%), Fiat (- 55%), Hyundai (- 53%), Kia (- 50%) e Polestar (-47%).

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Il rapporto Acea ha segnalato inoltre importanti dettagli sul disastro delle elettriche. Un dettaglio che merita considerazione riguarda i potenziali acquirenti delle auto alla spina. Secondo una ricerca realizzata da McKinsey, solo il 16 per cento dei proprietari europei di veicoli non elettrici sta considerando che il loro prossimo acquisto di un veicolo sarà un veicolo elettrico. Un po’ poco, considerando le grandi aspettative del mondo green, Bruxelles compresa.  Ma è un altro il dato brutale.

Il 19 per cento degli attuali proprietari di veicoli elettrici a batteria ha dichiarato di essere propenso o molto propenso a tornare ai veicoli con motore a combustione. Un ripensamento istantaneo, che come evidenziato in precedenza ha diverse motivazioni. Basti pensare ai punti di ricarica: per il 40 per cento degli intervistati il numero di punti di ricarica è insufficiente. Emblematico il fatto che solo per il 10 per cento l’infrastruttura sia pronta  a soddisfare la domanda. Per un intervistato su due l’attuale sistema non sarà funzionale se il numero di auto elettriche crescerà. Preoccupazione anche per le lunghe distanze: quasi il 30 per cento è terrorizzato dall’idea di dover percorrere centinaia di chilometri. Basti pensare alla pianificazione del viaggio legata alla ricerca di punti di ricarica.

Infine, il capitolo auto usate. Se oggi rappresentano il 15 per cento delle vendite rispetto al 2 per cento del 2023, c’è da registrare un palese scetticismo. Il 49 per cento degli intervistati, quindi uno su due, ha citato la scarsa chiarezza sulla degradazione della batteria. Il 33 per cento ha invece acceso i riflettori sui prezzi elevati, mentre il 26 per cento sulla scarsa disponibilità di manutenzione e riparazione. C’è anche chi (13%) non vuole perdere le novità tecnologiche affidandosi a un modello vecchio.  Senza dimenticare che è difficile avere dei parametri economici a proposito del valore di rivendita, visto che stiamo parlando di una tecnologia molto recente. Il 20 per cento è preoccupato per il valore al dettaglio.

Franco Lodige, 20 settembre 2024

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