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Berlusconi assolto, ora basta coi manettari

La sentenza per il Cav sul Ruby ter spazza via anni e anni di giustizialismo

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Il 17 febbraio 1992 l’arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio, il socialista Mario Chiesa, dava ufficialmente inizio all’era forcaiola che sanciva de facto il crollo della Prima e l’avvento della Seconda Repubblica, fortemente caratterizzata, sin dalla prima ora, da una forte spinta giustizialista e da un uso politico (spregiudicato) della Magistratura.

Il primo inequivocabile segnale del nuovo corso giudiziario ebbe a manifestarsi il 22 novembre 1994, allorquando l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si vide recapitare un invito a comparire proprio nei giorni in cui presiedeva una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata a Napoli. Un chiaro tentativo di delegittimare il premier, il tutto, peraltro, con tanto di scoop annunciato in anticipo dal Corriere della Sera, in perfetto stile Tangentopoli.

Di lì in avanti, lo sconfinamento della magistratura sul terreno della politica sarebbe diventato una costante che avrebbe caratterizzato tutto il trentennio successivo. Un netto sbilanciamento tra i poteri dello Stato, originatosi con le inchieste di Mani pulite che, alla stregua di un vero e proprio golpe, ebbero l’effetto di sovvertire l’ordine democratico precostituito condannando de facto il potere politico ad un’eterna subalternità rispetto al potere giudiziario.

Un’autentica rivoluzione (o meglio falsa rivoluzione), confermata peraltro anche dalle incredibili vicende denunciate da Luca Palamara, che ha gettato il Paese in un pericoloso tunnel giustizialista all’interno del quale tutt’oggi si ritrova.

Purtuttavia, dopo la recente assoluzione proprio di quel Silvio Berlusconi, che più di tutti in questi anni ha pagato la ferocia dell’infame clima giustizialista instauratosi con Tangentopoli, i tempi sembrano finalmente maturi per un radicale cambio di rotta. Una commissione di inchiesta sull’uso politico della giustizia ed una vasta riforma in senso garantista appaiono oggi quanto mai necessari per restituire alla politica la centralità ormai da troppo tempo smarrita e mettere (finalmente) in liquidazione la Repubblica Giudiziaria.

Salvatore Di Bartolo, 17 febbraio 2023

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