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Biden si rimangia la prima promessa elettorale

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di Daniele Dell’Orco

Della politica 2.0 c’è un aspetto del tutto inedito che colpisce più di tutti gli altri: la sfrontatezza. Una caratteristica da sempre antitetica all’arte della dialettica, della persuasione, del compromesso. Rino Formica diceva spesso che la politica fosse “sangue e m…”, stante la congenita necessità per un politico, talvolta, di riuscire a muoversi nel torbido senza dare nell’occhio. Ai tempi dei social invece, in cui tutto resta e tutto può essere ripescato, è come se i politici anziché farsi più prudenti siano diventati totalmente senza vergogna.

L’ultimo caso in ordine di tempo è quello che riguarda il neoeletto Presidente degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden. Approdato alla Casa Bianca dopo una tornata elettorale diciamo “turbolenta”, ma soprattutto approfittando di 4 lunghi anni di demonizzazione totale del suo avversario, Donald Trump, Biden ha impiegato appena pochi giorni per far cadere il velo di “buonismo”, “giustizia sociale”, “tutela dei diritti civili”, “superiorità morale” che tutto il mondo liberal americano ha innalzato intorno a lui e alla sua vicepresidente: Kamala Harris.

La giraviota su Al-Sisi

Ebbene, dietro la solita maschera patinata è riemersa ben presto la tendenza tipica dei dem d’oltreoceano di fare con una mano “fero” e con una “piuma”, per dirla con Mario Brega. Il 12 luglio 2020, Biden, in piena campagna elettorale, aveva utilizzato Twitter per inviare un chiaro attacco alla politica estera di The Donald: “Niente più assegni in bianco per il ‘dittatore preferito’ di Trump”.

Il riferimento era ad Al-Sisi, presidente egiziano più volte accusato di gravi violazioni dei diritti umani nel suo Paese. Ebbene, martedì scorso l’amministrazione Biden ha annunciato il via libera alla possibile vendita di missili per un totale di 197 milioni di dollari proprio all’Egitto di Al-Sisi.

Secondo il Dipartimento di Stato americano la vendita proposta dei missili e delle relative attrezzature destinate soprattutto al potenziamento della marina egiziana “sosterrà la politica estera e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, contribuendo a migliorare la sicurezza di un importante paese alleato non-NATO che continua ad essere un importante partner strategico in Medio Oriente”.

E ora che dice l’attrice Scarlett Johansson?

Un clamoroso dietrofront, dunque, oltre che una indiretta manifestazione di “apprezzamento” per l’operato di Trump. Ma non è tutto. Bisogna ricordare, infatti, che la vendita proposta arriva nel bel mezzo delle preoccupazioni per l’arresto da parte delle autorità egiziane di due cugini dell’attivista americano Mohamed Soltan. L’organizzazione no-profit di Soltan, la Freedom Initiative, basata proprio negli USA, ha denunciato l’arresto come del tutto arbitrario e intimidatorio.

In Italia, per via del caso-Regeni, il modus operandi del regime egiziano si conosce bene. Ma l’autogol dell’amministrazione Biden colpisce anche per altre ragioni. Una delle sostenitrici più accanite del Presidente è stata l’attrice Scarlett Johansson, protagonista nel dicembre scorso di un accorato video-denuncia su Youtube in cui chiedeva la “scarcerazione immediata” di quattro appartenenti alla Ong egiziana per la difesa dei diritti civili “Eipr”, tra cui Patrick Zaky, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in custodia cautelare con l’accusa di propaganda sovversiva.

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