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Burioni e il vaccino: meglio nascondere le notizie scomode

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La sapete l’ultima dei super esperti? Meglio nascondere le notizie, se non concorrono a rappresentare l’agiografia del sacro vaccino. L’ideona l’ha lanciata il televirologo Roberto Burioni in un tweet, commentando la notizia della dottoressa che, dopo la prima dose di vaccino Pfizer, è risultata positiva al Covid. “Non c’è nessuna notizia”, ha detto Burioni: il vaccino “non può proteggere prima di 14 giorni”. E i giornalisti, riportandola, hanno generato “solo confusione”.

Il professore forse non s’è accorto che tutti i giornali sono stati attentissimi a sottolineare proprio questo: che non basta una dose a essere schermati. È anche vero che, solo tre settimane fa, l’agenzia del farmaco americana (Fda) assicurava che il vaccino di Pfizer fornisce una “marcata protezione” già a 10 giorni dalla prima dose. Insomma, 10 o 14? Una dose o due? E perché la dottoressa proseguirà il trattamento? Non le basteranno i suoi anticorpi? È lecito raccontare, fare domande, spiegare? O dobbiamo nascondere sotto al tappeto le notizie “scomode”, aspettando che la gente le trovi da sola sui siti complottisti, rovinando ulteriormente il già compromesso rapporto tra opinione pubblica e comunità scientifica?

E ancora: cosa dobbiamo fare con la variante sudafricana? Di questo si può parlare? E sul terrorismo sparso dal giornale unico del virus, che per mesi ha descritto il Covid come l’ebola, il televirologo non ha nulla da dire? La verità è che, dato il proliferare di task force e commissari, pure Burioni vorrebbe un posto al sole: un posto da commissario straordinario alla verità. Dio ce ne scampi.

Nicola Porro, 4 gennaio 2020

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