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Calcio e politica: giù le mani da Italia-Inghilterra

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Il nostro auspicio più grande per domenica sera? Che la politica lasci in pace il calcio. Ne abbiamo viste troppe, in questi Europei, funestati da prediche su Black lives matter e sull’importanza di squadre zeppe di figli di immigrati. Lasciateci godere lo spettacolo di Italia-Inghilterra a Wembley: un classico, ma inedito, perché le due squadre non si sono mai affrontate in una finalissima di un torneo.

Purtroppo, non sono buoni gli auspici sotto i quali ci si avvicina al fischio d’inizio. Basti vedere il tweet di Beppe Severgnini, con l’immaginetta dell’Inghilterra “senza immigrazione”: una foto della Nazionale con una croce sopra i giocatori oriundi, inclusi quelli con antenati irlandesi, come Harry Kane e Declan Rice. Altri, come Kyle Walker e Raheem Sterling, arrivano dalla Giamaica: insomma, è un peccato che anche l’Italia non abbia mantenuto un vasto impero coloniale?

A noi piacerebbe vedere 22 giocatori che inseguono il sogno della loro vita. E vivere, comunque vada a finire, una notte magica. Ma ancor più dei tre leoni inglesi, temiamo le paternali del day after. Se dovesse vincere l’Inghilterra – speriamo di no – già ci vediamo le articolesse sulla gloria della squadra multietnica, che gli opinionisti progressisti, ossessionati dalla politicizzazione di ogni aspetto dell’esistenza umana, si erano tenuti in punta di penna dopo le umilianti eliminazioni di Francia e Belgio. Severgnini, appunto, è un oscuro preludio sulle omelie immigrazioniste.

Se, invece, dovesse vincere l’Italia – incrociamo le dita – rischiamo di doverci sorbire la melensa retorica delle elucubrazioni europeiste: “Londra manca il riscatto post Brexit”, “Niente spot per Boris Johnson”, sono solo alcune delle tracce che gli editorialisti patinati potranno sviluppare. Già ci avevano provato in occasione del match tra inglesi e scozzesi, che per fortuna era finito in parità.

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