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Cari Lgbt, non vi fate strumentalizzare da Letta

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Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato che tutti i “diversamente sessuali” (scusatemi ma fra LGBT ecc. ecc. mi sono perso) si ribellassero e firmassero un pubblico appello contro chi palesemente li discrimina. Anzi, per meglio dire, li strumentalizza. E mi riferisco a una persona in particolare: Letta Enrico, segretario del Pd e nipote di cotanto zio. Sì, perché ormai è evidente che all’ex professore in esilio parigino più che combattere odio e discriminazione interessa portare a casa una bandierina vittoriosa contro l’odiato “nemico” Salvini, emblema delle oscure forze della reazione contro cui il partito del progresso non può che combattere.

La rigidità di questi giorni contro le proposte correttive (e ovviamente secondo noi migliorative) dei due Mattei non è il portato di una mentalità ideologica, o impolitica come diciamo noi filosofi. È piuttosto una mossa politica spregiudicata, che si consuma alle spalle di chi si dice a parole di voler tutelare. In effetti, il nostro Enrico si è fatto un po’ di conti e ne ha dedotto che, tenendo ferma la sua rigidità, indipendentemente dall’esito della votazione finale al Senato (che si deciderà sul filo di lana), egli vincerà comunque politicamente la battaglia che ha ingaggiato. Se i sì al Ddl Zan saranno, infatti, più dei no, il suo partito avrà una spinta propulsiva che galvanizzerà tutto il fronte anti-Salvini (e anti-Renzi); se sarà il contrario, egli si ergerà ad unico testimone dell’Italia “dei diritti e del progresso” contro le forze omofasciste della reazione (gli alleati grillini, in tutt’altre faccende affaccendati, non sembrano caricare più di tanto di significati una legge che pure approveranno).

Che poi sull’altare di una difesa ad oltranza di un presunto “meglio” a fronte di un “bene” sicuro (con le correzioni la legge passerebbe a stragrande maggioranza) Letta si perda le simpatie di una parte del mondo cattolico, è messo nel conto. Un conto, fra l’altro, sbagliato, perché, a nostro avviso, non considera quell’Italia profonda (Letta si è sempre mosso fra i Parioli e Saint-Germain-des pres) che è cultrice del buon senso, e quindi sa che in Italia un problema discriminatorio serio non c’è e che i discriminati sono per fortuna già ampiamente protetti dalla legislazione vigente.

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