Società

Cari Prodi e Bersani, smonto le vostre bufale su Musk

Prodi Bersani Musk © natrot tramite Canva.com

Vi volevo avvertire di una cosa che forse non conoscevate, perché fino a pochi giorni fa non sembrava tale. C’è un fantasma pericolosissimo che si aggira per l’Europa. Si chiama Elon Musk.

Sì, un fantasma cattivo e pericoloso. Il Presidente della Repubblica, senza citarlo, ha parlato di oligarchi dei social. Cattivissimo Musk: “l’oligarca” che soltanto nel 2021 ilTime definiva “l’uomo dell’anno”, il signore che si è inventato le auto elettriche che piacciono tanto ai benpensanti, che si è inventato i missili che vanno nello spazio e vengono utilizzati per piazzare satelliti, l’uomo che ha pensato Neuralink, il magnate più ricco del mondo, è diventato un cattivissimo personaggio. Improvvisamente sono tutti contro di lui.

Ho assistito l’altro giorno a delle dichiarazioni incredibili. Luigi Bersani ha detto che non gli piace Musk “perché non paga le tasse, anche se usa le nostre robe”. Ma davvero Musk non paga le tasse?

Vi volevo segnalare che nel 2021 il signore in questione ha versato 11 miliardi di tasse. 11 miliardi. Forse Bersani pensa che sia una cifra talmente grande che vale zero. In realtà è pari ad una finanziaria italiana. E forse Bersani non ha seguito con attenzione cosa è successo ad un’altra azienda fondata da un altro “oligarca”, lo potremmo definire così usando le termine del Quirinale, e cioè Bill Gates, che invece è stato accusato (innocente fino a prova contraria) di avere evaso le tasse per 29 miliardi di dollari.

Anche Prodi se l’è presa con Musk: “quando chiamate Musk o Vox”, ha detto riferendosi ad Atreju, “vuol dire che vivete in un mondo diverso”. E perché sarebbe diverso? Semplicemente perché Musk ha commesso un grande errore, evidentemente, che non piace progressisti europei: si è comprato Twitter. E Twitter è diventata non più la piattaforma del circoletto progressista, ma la piattaforma di chiunque voglia scrivere qualsiasi cosa.

Il principio è semplice: ogni tweet è libero, se non risulta offensivo, pornografico o carico di violenza nei confronti dei bambini. Ogni opinione ha diritto di dignità e di esistenza.

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Francesca Bria, consigliere d’amministrazione della Rai, sostiene che attualmente il potere è conteso tra vari gruppi che vorrebbero occupare la democrazia riempiendo lo spazio pubblico di notizie false e teorie del complotto populista. Musk ne sarebbe l’esempio.

Allora, io mi chiedo: ma davvero Musk ha realizzato cose così tremendo con Twitter? Vi segnalo che il 2 settembre del 2011, i giornali titolavano: “Afghanistan dai fucili ai post su Twitter. La sfida social dei talebani”. Cioè, prima che Musk diventasse proprietario di Twitter, i talebani parlavano su Twitter mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, veniva escluso. Questo era Twitter pre-Musk. I talebani potevano parlare, Trump no. Questa è la libertà che piace a Bria, a Prodi e a tutti quelli che amano un social controllato da loro.

Altro appunto. Chi di loro si ricorda che Musk, grazie al suo emissario in Italia, il giovane Andrea Stroppa, quando c’è stato l’alluvione in Emilia Romagna ha fornito gratis migliaia di parabole per far funzionare i controlli delle dighe, gli ospedali, le piccole imprese e ha fornito internet a chiunque ne avesse bisogno? Nessuno, ovviamente, perché quello non faceva comodo.

Non solo. Twitter, nel 2011, cioè dodici anni prima che arrivasse Musk, aveva chiesto di pagare meno tasse in California, altrimenti se ne sarebbe andata. Ecco, immaginate una richiesta di questo tipo fatta oggi dal signore che, secondo Bersani, “non paga le tasse”.

In realtà, Musk ha un solo, grande, gigantesco problema: che nessuno, nessuno, né a destra né a sinistra, può riuscire a dare un’etichetta a questo signore. Che non solo è il più ricco del mondo, ma che ha inventato cose di cui si parlerà per i prossimi decenni.

Nicola Porro, da Stasera Italia

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