Scuola

Cari ragazzi, a scuola si va vestiti decentemente

Il caso della studentessa del liceo di Roma con il top a scuola fa scoppiare la polemica

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La scuola italiana versa in uno stato sempre più comatoso, non bastava la dad, i banchi a rotelle e il green pass ma negli ultimi giorni due episodi testimoniano come parte dei problemi siano determinati dalla mentalità di una fetta consistente degli studenti italiani. Dopo le manifestazioni per l’abolizione degli scritti alla maturità, al Liceo Righi di Roma è stata organizzata una protesta contro le parole pronunciate da una professoressa nei confronti di una studentessa che si è presentata a scuola con la pancia scoperta dicendole: “Ma che stai sulla Salaria?”. Partiamo dal presupposto che la professoressa ha sbagliato con un riferimento non consono al ruolo di un’insegnante, c’è modo e modo di riprendere uno studente e quello utilizzato è senza dubbio fuori luogo.

Detto ciò, la protesta degli studenti che si sono presentati al Liceo romano con ombelico e gambe scoperte per protestare “contro ogni forma di sessismo” è ridicola. A scuola, come in ogni luogo di lavoro, c’è un decoro e una forma che va rispettata, un liceo non è una spiaggia in cui ci si veste “in top, canottiera, pantaloncini”. Emblematico lo slogan scelto dagli studenti che hanno esposto uno striscione con scritto “Righi zona fucsia”, “Benvenut* nel Medioevo”.

A questi studenti servirebbe un professore (o un genitore) che spiegasse che andare a scuola vestiti in modo inappropriato non è un diritto per cui lottare ma è mancanza di educazione, ciò vale nella scuola come nel mondo del lavoro. Non siamo di fronte a nessuna eroica battaglia per i diritti o di civiltà bensì a una rivendicazione sbagliata.

A onor del vero una soluzione ci sarebbe per ristabilire un senso di ordine e rispetto delle regole che deve essere il fondamento della scuola: introdurre la divisa obbligatoria anche alle scuole superiori. Oltre ad essere uno strumento di decoro servirebbe a evitare l’emergere di differenze sociali nel modo di vestirsi e per lo meno ci eviteremmo sia di ascoltare commenti come quelli della professoressa sia di vedere proteste imbarazzanti come quelle degli studenti del Liceo Righi.

Francesco Giubilei, 17 febbraio 2022

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