Caro Conte, la pianti di fare il maestrino

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Signor Presidente del Consiglio, chi Le scrive (apprezzerà la maiuscola) non è il piccolo Tommaso. Dunque, non Le chiederò intercessioni per Babbo Natale o lasciapassare per la Befana, e nemmeno istruzioni per la corretta sanificazione delle slitte.

Desidererei solo invitarLa, con il doveroso rispetto che si impone verso un capo di governo, a non impicciarsi di ciò che non può e non deve riguardarLa.

Non si permetta mai più di darci lezioni di spiritualità o di presentarsi come maestro di riflessione interiore. Non è il suo compito. Lei non è né il nostro precettore né il nostro padre spirituale né il nostro confessore. Pur non essendo mai passato attraverso il giudizio degli elettori, Lei è solo – pro tempore – capo di un governo legittimo, fino a quando le Camere le accorderanno la fiducia. In questa veste, è titolato a varare decreti legge, a promuovere e depositare in Parlamento disegni di legge governativi, ad assumere le altre iniziative che competono al capo di un esecutivo.

Ma non deve rimboccarci le coperte né controllare se abbiamo fatto i compiti a casa. Semmai, è lei che deve rispondere di come stia usando il denaro dei contribuenti: perché si sia agito tardi e male sulle terapie intensive, sulle assunzioni di medici e infermieri, sui trasporti pubblici. Ci parli di questo: risponda all’opinione pubblica di ritardi oggettivi e devastanti. Dia conto di come ha operato per adempiere agli obblighi e ai doveri che la riguardano.

E la smetta di usare il servizio pubblico radiotelevisivo (anche quello, pagato da tutti i contribuenti) per operazioni che sembrano una versione taroccata e greve dei Cinegiornali dell’Istituto Luce. Mi creda, anche perché è meglio credere a un critico duro e leale che non ai laudatores che la molleranno molto presto: quando questa stagione sarà trascorsa e si rivedranno le immagini che ogni sera i tg restituiscono di lei (fronte aggrottata per la preoccupazione paterna verso i sudditi; camminate a passo svelto nei corridoi del palazzo, rigorosamente in corsa verso il nulla; esame delle sudate carte alla scrivania), si riderà di questo materiale posticcio e prefabbricato. Si riderà di chi ha avuto l’idea di girarlo, costruendo una fiction, un reality-show (per paradosso, proprio mentre la realtà vera propone un’autentica tragedia economica e civile), e si riderà di chi lo trasmette, dagli schermi di una tv pubblica, confondendo l’informazione ai cittadini con la propaganda.

Siamo solo al 16 novembre. Auguriamoci, da qui alle Festività natalizie, che Lei si dedichi esclusivamente ai Suoi doveri. A noi, alle nostre famiglie, alle nostre coscienze, al senso del Natale e della vita, pensiamo da soli. Grazie.

Daniele Capezzone, 16 novembre 2020

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