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Caro Draghi, non ceda ai chiusuristi

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Nel corso della conferenza stampa, convocata da Palazzo Chigi per fare il punto sulle ultime misure anti-Covid e per annunciare il provvedimento che rideterminerà i nuovi colori assegnati alle regioni, il premier Mario Draghi, affiancato dal ministro della Salute Roberto Speranza, rispondendo ad una domanda sulle parole di Salvini in merito alla riapertura in sicurezza delle attività chiuse, ha dichiarato: «Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo sui contagi».

Eppure il leader della Lega aveva affidato ai suoi canali social affermazioni di buon senso a cui il premier Draghi poteva replicare senza il pregiudizio liquidatorio dei fanatici del sigillo. Così si è espresso Matteo Salvini: «È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi. Qualunque proposta in Consiglio dei ministri e in parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita».

Un appello ragionevole che meritava almeno la disponibilità a verificarne la praticabilità. Forse l’adiacenza fisica all’esponente di Leu Roberto Speranza, che è un ortodosso fautore della dottrina “chiusurista”, lo ha vincolato ad un messaggio da cui trasuda scetticismo, mentre agli italiani occorre restituire una prospettiva di ripartenza senza cedere agli oltranzisti del lockdown. Limitarsi a prorogare le restrizioni alla mobilità e le inibizioni alla fruizione degli esercizi commerciali significa spegnere l’attivatore emotivo della fiducia per lasciarsi sopraffare dal disfattismo. D’altronde chiudere non comporta uno sforzo, anzi reiterare le restrizioni può risultare il sintomo di un disimpegno. Bastava il governo rossogiallo se si voleva ripercorrere lo schema esclusivo ed avvilente del lockdown.

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