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Caro Porro, ho 23 anni e le scrivo di… Università

Riportiamo di seguito una riflessione inviataci da Matteo, uno studente universitario di 23 anni. Lui e tanti altri ragazzi “temono di non poter più essere liberi e di diventare schiavi di un’Amministrazione che gli sta dando la pala per scavarsi la propria fossa”.

Gentile Nicola,

la mia università (io studio a Trento), ma come leggo quasi la totalità delle Università italiane, ha deciso (in una qualche indefinita aula provinciale e/o regionale) che il prossimo anno non potrò frequentare le lezioni di presenza ma (per realizzare il sogno dell’Italia digitale del nostro premier) solamente in via telematica. Tralasciando, solo ai fini del mio urlo di vergogna, le immense ricadute economiche che può comportare una scelta del genere (tenga presente che Trento ha 100.000 abitanti e 20.000 studenti, faccia un po’ lei i conti per bar, ristoranti, cartolerie, proprietari di immobili, ecc.) ciò che mi preme denunciare è quanto segue: chi e con quale autorità si può permettere di dirmi se, come e quando potrò andare all’Università? Chi e con quale autorità può dirmi che tutti quanti i rapporti sociali coltivati in questi anni devono essere sospesi/soppressi? Il punto è che l’Università, la scuola, il calcetto, la discoteca, ecc. non sono solo finalizzate al loro oggetto sociale ma sono i luoghi nei quali noi tutti possiamo esercitare le nostre libertà. E allora, può essere legittimo che le nostre libertà vengano cancellate da un’aula provinciale (o regionale) qualsiasi, da parte di persone delle quali non è dato sapere il titolo per il quale in quei posti si sono ritrovati?

Da che mondo e mondo le libertà non vengono concesse, non sono un contentino che viene riconosciuto da quattro amministratoruncoli qualunque. Io, dunque, Le chiedo di farsi portatore della mia voce: chiedo che sia il Parlamento, con una sua legge, a stabilire che le aule universitarie rimangano chiuse per 6 mesi. Chiedo che il Parlamento si assuma le proprie responsabilità e che ammetta una volta e per tutte che siamo entrati in un regime liberticida dove spetta a personaggi ignoti decidere se e come posso studiare, se e come posso muovermi, se e come deve vivere la mia vita. Perché ciò che forse non si capisce è che fuori da queste illustri aule ci sono delle persone che si spaccano in quattro per costruirsi un futuro, che hanno alle spalle una famiglia che si alza ogni mattina alle 4 di mattina per permettere che i propri figli possano vivere liberi, seguendo i propri sogni e ambizioni.

Si tratta di persone che non hanno tempo (e voglia e forza) di scendere in piazza ad inginocchiarsi e che, in molti definiscono la pancia del Paese, ma che in realtà ne sono il motore trainante. Ritengo indegno che tutti questi sacrifici vengano sviliti da personaggi qualunque che hanno la presunzione di poter decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato senza tenere minimamente in conto l’opinione di coloro che gli permettono di essere nel posto in cui sono. La nostra Amministrazione non solo sta uccidendo una intera generazione ma ne sta mandando un’altra verso il patibolo.

Da liberale a liberale,

con profonda ammirazione per il Suo lavoro,

Matteo

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