La posta dei lettori

Caro Porro, il governo mi delude. E ho un incubo su Meloni

Meloni Governo

Caro Porro,

ho quasi quarantadue anni e da quando ho una coscienza politica, quindi dall’epoca del liceo (classico, çà và sans dire!), ho sempre creduto nei valori della destra, in una regione, l’Emilia-Romagna, nella quale chi la pensa così è sempre sbagliato e destinato ad una vita da reietto.

Dopo tanti anni passati a sperare che finalmente un vero governo di destra conservatrice salisse al soglio di Palazzo Chigi, alla notizia della schiacciante vittoria di Giorgia Meloni alle ultime elezioni ho esultato, non senza provare una certa dose di preconcetto scetticismo che, mese dopo mese, si sta purtroppo trasformando in una cocente delusione. Nel frattempo, anche grazie alla “Zuppa di Porro” e alle letture liberali che ne sono conseguite, sono un po’ meno conservatore e un po’ più libertario e avverto come la destra sociale talvolta ragioni come la sinistra socialista.

Ho finalmente capito e trovato una definizione per chi, a destra, ha raggiunto una tale libertà da potersi permettere di ridere di tutto e guardare le questioni politiche con aristocratico distacco. Io definisco questo archetipo “L’anarco-borghese”. E per questo mal digerisco le troppe discussioni su sussidi statali, salario minimo e fantomatiche “card sociali”, le quali, in questi mesi, non hanno fatto che accrescere la mia sempre più forte repulsione per un certo statalismo/dirigismo che da un governo di destra proprio non mi aspettavo.

I pochi sodali che condividono le mie idee (in Romagna siamo come i “carbonari” del Risorgimento, mica possiamo esporci troppo!) mi dicono da mesi di avere pazienza, di aspettare. Mi ripetono il mantra del “Giorgia sta facendo le cose con calma, non può premere da un momento all’altro sull’acceleratore, sarebbe rischioso”, e a me vengono ancora più dubbi. Possibile che le tante aspettative, tra le quali l’attuazione del famigerato “Blocco navale”, che sempre più assume l’aspetto della Chimera di Dino Campana, siano costantemente disattese? Perché il governo spesso interviene su questioni di cronaca, puntando sul vertice dell’iceberg, invece di pensare al lungo periodo? Non sarà allora che tutto sommato ha ragione chi sostiene che tra destra e sinistra ormai non ci sia più così tanta differenza?

Sono un cocciuto e pignolo membro dei nati sotto il segno della Vergine e, colpa delle stelle, mi ostino a credere che le idee abbiano ancora un valore assoluto e che sia da lì che bisogna ricominciare, in barba ai diktat dell’Unione europea, alla perenne catastrofe ambientale imminente e alla cappa del politically correct. Così, complici la pesante cappa estiva e l’ascolto frequente dei tuoi excursus tennistici durante la “zuppa”, ho sublimato la mia delusione nel sogno di un epico scontro tra governo e opposizione, dal quale però non ho raccolto nessuna ipotesi di soluzione ai dubbi iniziali, anzi.

Schieramenti in campo: da un lato, all’ombra, Elly. Pantalone largo a vita altissima, modello Ugo Fantozzi, rigorosamente en pendant con una maglia a falde ampie, perché lo ha deciso un fluidissimo armocromista che, scocciato e assolato, siede in panchina a bordo campo, nascosto dai suoi occhialoni da sole griffatissimi. Manco a dirlo, Elly impugna saldamente un racchettone monolitico costruito dai boscimani dell’Africa australe con legno-coltivato-in-rispetto-della-formichina-tanzanese che più “bio” non si può. La tenuta è studiata per non offendere alcuna minoranza e non far trasparire alcun segno di femminilità. Non sia mai che se ne tradisca un po’, con eccessi stereotipati à la Valeriona Nazionale che, tra l’altro, a mio avviso, è geniale nel suo essere così ridancianamente bionda. Seduti sulle comode poltroncine della parte sinistra degli spalti, come corvi, scrutano il campo all’ombra dei loro nasi adunchi alcuni annoiati intellò, armati dei loro tanti romanzetti da quattro soldi. “Che noia lo sport, ma vengo o non vengo…e se vengo porto qualche libro così si vede che sono intelligente?” si ripetono l’un l’altro tra un sorsetto di Martini ghiacciato e un’oliva. Passa tra gli spalti un bibitaro, dall’aspetto giacobino, rissoso. Lo guardano un po’ schifati, ma alla fine piace, fa parte del circo.

Lato destro: sole, caldo, difficoltà in arrivo. Operai e lavoratori in canottiera scrutano il cavallo su cui si è puntato in precedenza. Ha il pelo lucido dello stallone da rincorsa. Ansima, in preda alla sindrome da prestazione. Solo, un uomo che veste una bizzarra giacca rosa guarda con distacco, sovrappensiero. Giorgia, un po’ goffa e impacciata, brandisce una racchetta in prestito. Carbonio nero e duro, roba da farci una rissa nelle borgate. Indossa una maglietta leggera, di un colore poco probabile, cipria-azzurrino-che-digrada-in-rosa-vattelapesca, perché mica ce l’abbiamo a destra l’armocromista.

“Fischio d’inizio!” direbbe Bruno Pizzul. Elly scatena una raffica di rovesci, perché il dritto fa un po’ braccio teso, dacché è vietato, e si avvicina a rete, farfugliando qualcosa di incomprensibile. Giorgia risponde con un salario minimo, l’abolizione del reddito di cittadinanza e il cuneo fiscale, in una raffica di dritti e rovesci al fulmicotone. Poi si avvicina a rete per la volè e sferra un colpo di politica estera. Questa sembra l’unica cosa che funziona del governo, primo punto a segno. Elly mugugna e parlotta tra sé e sé. Giorgia si avvicina, curiosa di ascoltare le litanie della sinistra, però non capisce: si è bloccato l’algoritmo o si tratta d’aramaico antico? Forse sanscrito, sicuramente incomprensibile. Giorgia allora tenta un colpo obliquo, un blocco navale d’effetto e la palla esce dalle linee laterali. Pareggio. Elly, furiosa, sferra una serie di colpi strani, indecifrabili, ma Giorgia, da parte sua, risponde pronta. Time out, si beve qualcosa di rinfrescante. Succo biologico a sinistra, cochina capitalista “on the rocks” a destra, come farebbe quel pacioccone miliardario di Elon Musk.

Finché Giorgia non si rende conto di una cosa: inizia a sentirsi sormontata da uno strano malessere. Sente di poter vincere la partita, ma qualcosa di impalpabile le dice che sarà una sfida titanica, al limite dell’impossibile. Osserva meglio la sua avversaria al di là della rete e, complice la soffocante afa estiva, la vede trasfigurare per un istante in un uomo barbuto, dal capello riccio e dai comportamenti maldestri. Poi torna Elly. “Avrò sognato”, si ripete Giorgia nella quiete della sua mente, mentre sferra un servizio da “ace” assicurato. Che delusione quando l’avversaria blocca il colpo e, ancora una volta trasfigura magicamente. Un brivido gelido percorre le tribune, da sinistra a destra, e il vento, che anticipa una bufera estiva imminente, sussurra agli astanti: “Uno spettro si aggira per l’Europa…”. Giorgia, spaesata, guarda gli spalti. Tutti si stanno chiedendo se la lotta sia condotta ad armi pari, in un agone che a sinistra è carico di antichi e funesti sostenitori. Una pesante cappa soffoca il campo e la terra rossa sembra ardere. Sarà colpa del cambiamento climatico, ora lo pensa anche Giorgia.

Ed è qui che si ferma l’incubo da ombrellone che sto descrivendo. Va a finire che governare per la destra in Italia sia impossibile? Affranto mi rivolgo ad un amico. “Tranquillo”, mi dice candidamente, “Giorgia sta facendo le cose con calma, vedrai che alla fine dei cinque anni sorriderai”.

Prof. Matteo Bendandi, 2 agosto 2023