Caro Porro, inviare armi all’Ucraina vuol dire difendere la libertà

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Buongiorno Nicola,

sono Lorenzo Mauri, studente di Economia del terzo anno profondamente appassionato di politica.
Le scrivo perché faccio fatica a capire. Faccio fatica a capire come sia possibile che persone estremamente colte, assolutamente stimabili e rispettabili, di destra e di sinistra, che siano politici, giornalisti o professori, possano essere contrari all’invio di armi al popolo ucraino e, come se non bastasse, sostenere con assoluta fermezza che quest’ultimo debba arrendersi all’invasore per evitare una strage peggiore di quella già verificatasi.

In particolare, faccio fatica a capire come non riescano (o, forse, non tentino neppure) ad immedesimarsi. Desidererei che un qualsiasi conduttore (in questo caso mi rivolgo a Lei) ponga loro alcune domande al fine di stimolare la loro capacità di immedesimazione. E, dunque, rivolgendosi ad uno di essi dicesse: i soldati russi stuprano più volte tua figlia con una pistola puntata alla tempia e, una volta soddisfatti, la uccidono senza alcuna esitazione; uccidono tua madre con un colpo alla testa, rea di essere uscita di casa per prendere dell’acqua; passano con carri armati sopra al corpo di tuo padre, riducendolo in poltiglia; saccheggiano e distruggono la casa che hai costruito con i risparmi di una vita, era tutto quello che avevi; radono al suolo la tua terra, i posti in cui risiedono i ricordi più teneri, i luoghi che tanto hai amato; ti negano la possibilità di ammirare l’azzurro del cielo, ormai nero.

Ciò detto, non ti difenderesti? Non imbracceresti un fucile con la speranza, in alcuni casi remota, di allontanare chi tenta di compiere il disumano? Non difenderesti la casa che hai costruito dopo una vita di sacrifici? Non difenderesti tua figlia dal male che incombe? Non difenderesti la libertà che tentano di sottrarti? Pensi che uscire dalla tua abitazione con le mani in alto e dirigerti verso i soldati russi che mirano alla stessa sia utile? Ti sembra giusto dover lasciare nelle mani degli invasori la tua vita (famiglia, casa ecc.) senza neanche tentare di difenderla?

Un altro esempio, che credo possa facilitare ulteriormente l’immedesimazione: sei nella tua villetta e ad un certo punto ti si presentano cinque soldati che sai che potrebbero radere al suolo la tua abitazione dopo averla saccheggiata e dopo aver freddamente sparato a te e a tutta la tua famiglia. Beh, cosa faresti? Non desidereresti un’arma a portata di mano? Non spareresti a quei cinque soldati? Si chiama legittima difesa, si chiama lotta per la libertà e per ciò che ami.
Una volta che ti hanno sottratto tutto quello che hai di più caro al mondo (famiglia, casa, libertà) pensi che valga la pena continuare a vivere? Io penso che sia meglio morire lottando, con la speranza di difendere “il mio tutto”.

Spero che legga il mio messaggio nonostante la sua lunghezza.
La ringrazio.

Cordialmente,

Lorenzo Mauri

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