Politica

La riforma costituzionale

Caro Porro, ora basta: Mattarella non è un Re intoccabile

mattarella

Caro Porro,

Mattarella non è un Re intoccabile, ma quasi quasi fa rimpiangere le monarchie. Per vero, la colpa non è propriamente Sua, ma di tutta quella schiera di ciechi – e forse falsi – adulatori che ormai personificano l’Istituzione e si dimenticano che, al più tardi quando scadrà il secondo mandato, dovrà essere qualcun altro a traslocare al Quirinale.

Premetto che sono convintamente repubblicano e, possiamo dirlo, che il premierato è un po’ un pasticcio, oltre che una delusione. Detto questo, qui siamo quasi all’assurdo! Il fatto che le maggiori critiche delle opposizioni si concentrino sul “pericolo” che si riducano i poteri del Presidente della Repubblica e che la maggioranza subito corra a smentire quasi scusandosi con Mattarella e assicurando che non è vero (mi scusi, ma non si voleva il Presidenzialismo con l’elezione diretta?!?), mi sta francamente irritando.

In qualche modo, tutto questo mi fa invidiare le monarchie dove, risolto per definizione il problema del capo dello Stato, le dinamiche democratiche ed elettorali si concentrano sul Parlamento e sul primo ministro. È evidente che il premierato sostanzialmente restringa l’azione politica del Presidente della Repubblica e credo sia proprio questo che gli elettori dell’attuale maggioranza abbiano voluto e tutt’ora vogliano.

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In fin dei conti, dov’è il problema di avere un Presidente del Consiglio che, forte del mandato elettorale, finalmente dia stabilità e possa magari chiedere la nomina dei suoi ministri senza dover tanto negoziare con il Presidente della Repubblica? Anzi, deve essere chiaro che il problema ce l’abbiamo oggi e per questo la riforma dovrebbe essere ancora più incisiva, assegnando al primo ministro anche il potere di sostituirli i ministri, proprio perché è necessario assicurare che il governo persegua efficacemente quelle che sono le linee programmatiche volute dagli elettori.

Il nostro sistema, invece, presta eccessivamente il fianco agli umori, al carattere e alla autorevolezza contingente delle persone che ricoprono i ruoli istituzionali più che su limiti e poteri costituzionalmente ben definiti. A pensarci bene, negli ultimi quindici anni, siamo passati da Silvio Berlusconi che nel 2008 accettava l’incarico senza riserva annunciando subito la lista dei ministri, a governi con Premier di ogni tipo che manco la fantasia dei giornalisti ormai riusciva più a inquadrare in una formula di sintesi.

Per concludere, credo che sia giunto il momento di mettere un po’ di ordine; certo mi rendo conto che qualsivoglia riforma, capace di dare autorevolezza formale e politica al Presidente del Consiglio, rappresenti un trauma per chi si è adagiato per oltre un decennio sulla comodità di avere primi ministri politicamente deboli e intercambiabili. E questo, specialmente, quando le elezioni non si vincono mai! Ah dimenticavo: per quanto riguarda le crisi, con la prova dei fatti, è bene che a risolverle ci pensino gli italiani.

Lettera firmata

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