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Caro Porro, ormai siamo una Repubblica fondata sullo smartworking

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Gentile dottor Porro,

le scrivo questa mia perché ho per lei una profonda stima e noto che i nostri ideali si avvicinano molto. Mi chiamo Giampiero, sono un ragazzo di 28 anni che abita a Roma e lavoravo con grande passione all’interno delle palestre, dico che lavoravo perché nell’anno 2020 ho guadagnato ciò che prima guadagnavo in due mesi (quando andava male), e sono stato costretto a chiudere anche la partita Iva, non avendo niente da dichiarare né soldi per pagare.

Io ero fiero di essere romano tanto quanto di essere italiano… oggi no, oggi odio esserlo, mi hanno portato a odiare la mia vita, il mio lavoro, il mio Paese… Sarò costretto a lasciare il posto dove sono nato e ho vissuto per 28 anni e andare altrove perché governato da incapaci da sempre che hanno solo pensato a ingrossare le loro tasche e i loro stomaci.

Non sono negazionista, fascista, nazista, no vax, no mask, no cazz o no fax (tanto ormai basta che ci sia la x alla fine e negazione). ma penso che ciò che affrontiamo oggi non sia una pandemia sanitaria bensì economica e governativa: il virus più grande è l’ignoranza..L’ignoranza porta alla paura, la paura alla sottomissione… Ecco, vorrei che tutta Italia combattesse contro la paura e contro la sottomissione perché la salute è importante ma, come dice la Costituzione che tanti amano (soprattutto i nostri cari papponi al governo), il lavoro conta di più, tanto che sta nell’articolo 1.

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e non sulla ricerca di esso né tanto meno sullo smart working. Sono anni che vorrei che qualcuno con una voce forte, che la pensi così, vada in Parlamento o davanti a milioni di persone a parlare. Io sono uno sputo nell’oceano e non ho potere per far arrivare la mia voce al popolo e chi può farlo si sottomette al sistema, cosa che ormai anche lo stesso popolo italiano ha fatto. Quindi vorrei che lei e la moltitudine di persone facoltose come lei e tutti quelli che la pensano come noi possano urlare quello che la maggioranza degli italiani vorrebbero ma non possono gridare, come nel mio caso.

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