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Caro Porro, sono disabile e adesso ho paura

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Buon pomeriggio Nicola,

sono Anna Adamo, ho 24 anni, sono originaria della Provincia di Salerno, ma vivo a Roma. Sono un Praticante Avvocato. Mentre aspetto di terminare la pratica forense, ho scelto di iscrivermi alla facoltà di Infermieristica. Amo anche questa professione, non voglio rinunciarvi. Inoltre, ritengo che nella vita avere un piano B non faccia male. I miei amici dicono di essere orgogliosi di me, dicono di voler essere me. Io, invece, ho solo paura.

Ho paura che tutti i miei sacrifici si rivelino inutili. Ho paura di non riuscire a diventare avvocato. Ho paura di non riuscire a diventare infermiera. Ho paura che la mia disabilità, ancora una volta, vinca su tutto. Perché sì, oltre ad essere un praticante avvocato, una studentessa di Infermieristica e aver scritto due libri, sono una persona con disabilità motoria. E questo, al momento, sembra importare più di tutto. Più delle ore trascorse a studiare, più della professionalità che cerco di mettere in campo quando sono a lavoro o a tirocinio, più di tutto.

Lo sento. Lo vedo negli occhi di chi mi dice che sono brava in tutto ciò che faccio. Vedo che in realtà vorrebbero solo dirmi: “Chi te lo fa fare? Poverina! Potresti restare a casa a goderti la pensione di invalidità”. Lo vedo in tutte le opportunità che mi sono state negate. Lo vedo negli sguardi e nei silenzi. Lo vedo nell’essere la sempre “la seconda scelta”, nonostante i “sei bravissima”.

E no, non provate a dire che non sia vero, perché voi normodotati non sapete neanche di cosa stia parlando. E vi auguro di non saperlo mai. Vi auguro di non sapere mai cosa significhi essere considerata una disabile e basta. Per queste ragioni, a volte mi verrebbe voglia di mollare tutto. Ho provato a spiegare ai miei amici e alla mia famiglia che i miei sacrifici non hanno senso, se di me deve essere vista solo la disabilità. Ho provato a spiegare loro che “nel mondo del lavoro non ci sia posto per quelli come me. Loro dicono che è un momento, che passerà. Dicono che non devo arrendermi. E no, io non mi arrendo, lo faccio per loro. Me la gioco fino all’ultimo frammento di possibilità. Faccio la mia parte. Ma, non basta. Perciò, a voi che leggete, chiedo di fare la vostra di parte. Chiedo di guardare oltre ogni forma di disabilità e provare a dare opportunità anche a quelli come noi.

Le scrivo queste poche righe con la speranza che in qualche modo possa aiutarmi a diffonderle, per far comprendere quale realmente sia la condizione delle persone disabili al giorno d’oggi. Perché, ciò che le ho scritto non è ciò che provo solo io. Lo provano tante altre persone con disabilità che purtroppo non hanno il coraggio di dirlo. Mi dia voce. Dia voce alle persone con disabilità, se può.

Grazie!

Anna Adamo, 17 febbraio 2021