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La vignetta choc

Caro Porro, sono un agente: mio figlio sconvolto da questa vignetta

polizia natangelo

Ogni bimbo vede il suo papà come un eroe, il suo lavoro se in questo caso quello del poliziotto come un “super eroe“, pronto a salvare ed aiuta tutti coloro che sono in pericolo, tutti coloro che hanno bisogno! Un bel giorno mio figlio (6 anni) utilizzando un dispositivo elettronico, vede la vignetta di “Natangelo”, dove un poliziotto del reparto mobile con “casco” indossato e “manganello” in mano, massacra un ragazzino intento a chiedere il “dolcetto o scherzetto ” sangue ovunque, anche sul “casco” del poliziotto che evidentemente fiero recita: “La pacchia è finita”.

Ed è così che l’articolo 21 della Costituzione più bella del mondo, l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e l’articolo 10 della della Cedu, fanno davvero pensare se tutto sia davvero lecito e se quello che un tempo era “buon costume” sia ancora una regola della “buona” attività di informazione!

Per farla breve, mio figlio mi chiede il perché di tutto quel sangue, il perché è stato disegnato un ragazzino massacrato da un poliziotto.

Con non poco imbarazzo, senza sottrarmi ai doveri di padre, di cittadino, di poliziotto e sindacalista, ho dovuto spiegare a mio figlio che nella vita purtroppo dovrà confrontarsi con persone che la pensano diversamente da noi, che ogni testa è un mondo diverso e che tutte queste teste fanno parte della “società”.

Proprio perché fanno parte della società, devono accettare delle “regole” altrimenti ognuno di noi farebbe ciò che gli pare! Quelle regole sono il vivere civile, purtroppo “Natangelo” che sino a ieri non sapevo chi fosse, evidentemente ha un pensiero distorto di società, ho dovuto spiegare al mio bambino che la polizia non va in giro a picchiare la gente, che i poliziotti ormai quasi tutti “quarantenni e cinquantenni” sono padri, mariti, cittadini, non massacrano bambini ma continuano nonostante il vignettista ad aiutare chi ha bisogno e cercano di fare il possibile a volte con sacrifici personali, i nostri figli testimoni (non rientrare a casa mai in orario, lavorare giorno e notte, feriali e festivi con problemi di vita reale da risolvere).

Ritornando alle regole, la vignetta parla di rave party, “tanto rumore per nulla”, anche mio figlio di 6 anni sa che per non ledere i diritti/doveri di quella società di cui parlavamo deve chiedere quella che possiamo definire autorizzazione se vuole intraprendere azioni che vanno oltre l’ordinario! Ora mi chiedo è così difficile da comprendere?

Nessun cittadino che rispetti le regole ha da temere la legge o la polizia! Ogni diritto di manifestare il proprio pensiero o le proprie azioni terminano quando si sta per ledere il diritto di altre persone presenti nella società! (Diritto di ordine, di sicurezza e di salute pubblica come viene disciplinato dal nostro T.U.L.P.S., a volte prima di puntare il dito bisognerebbe acculturassi per poi poter parlare.

Perché le “regole” fanno così paura?

Questa è la domanda che tutti dovrebbero porsi, l’illegalità ha creato sin troppi disordini ed ingiustizie a discapito della nostra Italia e sulle nostre forze dell’ordine, senza che la politica se ne facesse carico. Così tanto abituati ad una politica inerme, ora davvero volete farmi credere che ci spaventa una politica attiva, responsabile?

Ben venga!

Questa era diventata la nazione di chi pensa di marchiare i rappresentanti delle forze dell’ordine e non isolare i manifestanti violenti, questa è la nazione dove si preferiva premiare chi va contro le regole e punire chi garantisce la pubblica sicurezza, i cittadini ora sono più consapevoli, hanno contezza di ciò che è!

Non so se mio figlio abbia compreso questa chiacchierata così complessa, anche perché alcune “teste” che dovrebbero comprendere, non vogliono farlo, non gli conviene ascoltare, sicuro alla fine mi ha detto che “non tutti i disegni sono belli e questo in particolare è da cestinare, racconta falsità!”.

Pasquale Alessandro Griesi, Coordinatore nazionale reparti mobili FSP Polizia di Stato

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