Cronaca

L'omicidio di Giulia

Caro Valditara, le spiego perché le lezioni di affettività non servono

Il clima che si è generato nella scuola italiana dopo il delitto di Giulia Cecchettin è diventato culturalmente ed emotivamente non più sostenibile

Gentile ministro Valditara,

attraverso l’amico Nicola Porro le invio questa breve lettera-video, perché il clima che si è generato nella scuola italiana dopo il delitto di Giulia Cecchettin è diventato culturalmente ed emotivamente non più sostenibile. Il fallimento della scuola si ripercuote sulla democrazia e sulla società. A loro volta la politica e le famiglie cercano nella scuola le soluzioni ai loro drammi.

La scuola italiana infatti, da molto tempo, non è più la formazione dell’umanità ed è concepita invece come una scuola guida che dovrebbe generare le competenze. Prima le competenze professionali, poi si è passati alle competenze ambientali ed ora addirittura alle competenze affettive. Tuttavia pur con tutta la buona volontà queste competenze non saltano mai fuori. Perché? Che cosa sono le competenze? Sono in realtà quella autorevolezza che ogni singolo soggetto dovrà conquistare personalmente nel campo del lavoro e nella propria vita.

Dunque il suo compito non è quello di perpetuare questo equivoco generando delle nuove discipline, come l’educazione alle relazioni, ma è quello invece di dissipare questo equivoco e dire a chiare lettere che il fine della scuola non è quello di creare le impossibilità, le possibili competenze, ma è quello di investire, studiare, lavorare sulle conoscenze. Soltanto infatti se si lavora sulle conoscenze si potrà avere una reale educazione alla affettività.

Soltanto se la scuola ritorna ad essere una formazione del mondo, potremmo avere dei singoli soggetti, giovani, uomini, donne, che poi personalmente nella loro vita potranno individuare e conquistare le competenze di cui avranno bisogno nel campo lavorativo e si sapranno condurre responsabilmente nel mondo.

Un suo illustre predecessore, Salvatore Valitutti, amava dire, ripetere e sottolineare che il fine della scuola è la formazione dell’umanità attraverso la cultura. La nostra grande tradizione critica, cioè l’umanesimo, è il mezzo e il fine sul quale dobbiamo lavorare per ridare alla scuola la giusta funzione che le spetta. Investa dunque in questa grande occasione storica e lasci perdere le mode del momento.

Giancristiano Desiderio, 24 novembre 2023

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