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Case a rischio, in arrivo nuove tasse?

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Il Fondo monetario internazionale (FMI) è un’istituzione internazionale, alla quale partecipano 188 Paesi, che ha la finalità di “promuovere la stabilità economica e finanziaria”. Periodicamente, il Fondo diffonde studi e analisi riguardanti la situazione economica mondiale o di singoli Paesi, indicando politiche che ritiene utili. Qualche giorno fa è stata la volta dell’Italia, protagonista il 29 gennaio dello “Staff Concluding Statement of the 2020 Article IV Mission”, un documento redatto al termine di una “missione” nel nostro Paese.

Ebbene, che cosa ci ha detto il FMI in questa occasione? Fra i tanti consigli forniti al Governo italiano, c’è quello di ampliare le basi imponibili, e uno dei modi suggeriti è quello di “aggiornare i valori catastali”. La motivazione fornita è piuttosto contorta, ma per comprendere che l’intento è quello di aumentare la tassazione sugli immobili è sufficiente avere memoria dei precedenti “interessamenti” alla nostra economia da parte di questo organismo internazionale, in linea con quelli dell’Ocse e della stessa Commissione europea.

Per chi volesse avere più certezze, però, basta riportare qualche passo dell’intervista rilasciata a La Stampa, il 30 gennaio, da Rishi Goyal, capo missione del Fondo monetario in Italia. “Sarebbe utile una riforma fiscale che riduca le tasse sul lavoro e allarghi la base imponibile. Se la si allarga su consumi e proprietà, le tasse nel loro complesso potrebbero scendere, soprattutto per i redditi bassi e medi”. E al giornalista che gli fa notare che “sta dicendo che sarebbe buona idea alzare l’Iva e le tasse sugli immobili”, chiedendogli se sia stato un errore abolire quella sulla prima casa, Goyal risponde: “È una scelta che ha sottolineato un problema. C’è un forte disallineamento fra il valore degli immobili e la tassazione applicata, e la differenza è più marcata per i redditi più bassi rispetto ai più alti, dunque penalizza i meno abbienti. Occorrerebbe una rivalutazione delle rendite catastali, che non riflettono l’andamento del mercato”.

Tutto chiaro? A noi sì. Al di là della suggestione sui ceti meno abbienti, buona per far condividere la proposta da parte di qualche osservatore distratto, la sostanza è evidente. Ancora una volta, il Fondo monetario internazionale consiglia all’Italia di aumentare le tasse sulle case. È normale tutto questo? È pensabile che ciò avvenga nell’ottavo anno dell’era Monti, nel senso dell’applicazione dell’Imu voluta dal senatore a vita e non modificata, se non parzialmente, dai Governi successivi? Ed è serio parlare di “aggiornamento” dei valori catastali, sottintendone l’aumento, “dimenticando” lo sterminato numero di immobili che hanno perso qualsiasi valore – essendo privi di mercato – e per i quali un “aggiornamento” catastale onesto dovrebbe condurre all’azzeramento del dato da parte dell’Agenzia delle entrate?

Il rischio (ma sarebbe meglio dire la certezza) di risultare monotoni è alto, ma è un dovere correrlo. E allora va ripetuto per l’ennesima volta che dal 2012 la sola imposizione patrimoniale sugli immobili ha pesato per ben 183 miliardi di euro sulle tasche dei cittadini italiani (che sono per lo più lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medi, non certo i rentier di cui favoleggiano – con sprezzo del ridicolo – coloro che parlano, riesumando termini superati dalla storia, di “rendita”). L’Ici garantiva un gettito di circa 9 miliardi l’anno, l’Imu si è stabilizzata su circa 22. Un incremento che ha causato e continua a causare conseguenze nefaste sulla nostra economia, ma di cui il Fondo monetario pare disinteressarsi, probabilmente restando arroccato sulla non dimostrata (e, anzi, smentita) teoria delle tasse buone, in quanto aventi effetti meno distorsivi sull’economia (quelle sugli immobili), e delle tasse cattive, asseritamente più distorsive  (quelle “sulle imprese e sul lavoro”).

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