Giustizia

Caso Diciotti, la sentenza-beffa umilia gli italiani onesti

La decisione della Corte di Cassazione oltre a essere giuridicamente discutibile, è politicamente devastante

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno emesso una sentenza che lascia indignati e sgomenti: lo Stato italiano dovrà risarcire alcuni immigrati illegali che, nel 2018, furono trattenuti a bordo della nave Diciotti per decisione dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Una sentenza che, oltre a essere giuridicamente discutibile, è politicamente devastante. La Corte ha infatti riconosciuto un risarcimento basato sulla “presunzione del danno”, un principio che contrasta con la giurisprudenza consolidata e persino con le conclusioni del Procuratore Generale. In altre parole, questi immigrati illegali – persone che hanno deliberatamente violato la legge italiana – saranno risarciti con i soldi dei contribuenti italiani, quegli stessi cittadini che ogni giorno si spaccano la schiena per mandare avanti il Paese e che spesso vedono negati diritti fondamentali perché “mancano le risorse”.

Ma per chi arriva illegalmente, le risorse si trovano sempre. Il messaggio che questa sentenza manda è devastante: entrare in Italia senza permesso non solo non comporta conseguenze, ma può addirittura diventare un’occasione di guadagno. Il tutto mentre cittadini italiani in difficoltà devono combattere con una burocrazia che nega loro persino il minimo indispensabile.

Con questa decisione, infatti, si crea un incentivo diretto per chiunque voglia entrare in Italia senza permesso. Il messaggio che passa è chiaro: non solo non ci saranno conseguenze per l’ingresso illegale, ma addirittura esiste la possibilità di ottenere un risarcimento dallo Stato, pagato con le tasse degli italiani onesti. Un’assurdità che rischia di trasformare il nostro Paese in un gigantesco polo d’attrazione per l’immigrazione clandestina, con un effetto calamita devastante.

L’Italia già da tempo è percepita come una destinazione dove l’accoglienza è garantita senza reali criteri di selezione e dove la permanenza, anche senza titolo legale, si protrae indefinitamente. Ora si aggiunge un ulteriore incentivo perverso: la possibilità di ottenere soldi dallo Stato, semplicemente dichiarandosi vittime di un presunto trattamento ingiusto.

E non ci si illuda: questa sentenza non rimarrà isolata. Diventerà un precedente che alimenterà un business dell’immigrazione ancora più incontrollato, con nuovi ricorsi, nuove richieste di risarcimento e un afflusso ancora maggiore di migranti irregolari.

Siamo di fronte a una giustizia che non solo sembra aver perso il contatto con la realtà, ma che rischia di allontanare ulteriormente i cittadini dalle istituzioni. Come possiamo chiedere agli italiani di rispettare le regole quando lo Stato stesso premia chi le infrange? Come possiamo giustificare il fatto che in un Paese dove le risorse sono sempre poche per i servizi essenziali, si trovino soldi per risarcire chi ha cercato di entrare illegalmente?

Questa non è giustizia, è una beffa. E chi paga, come sempre, sono gli italiani onesti.

Andrea Amata, 7 marzo 2025

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