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C’è l’emergenza Coronavirus, ma Raimo si preoccupa per i drogati

Finalmente la sinistra torna a pensare agli ultimi. O no? Da incorniciare il post su Facebook di Christian Raimo, scrittore, ex consulente del Salone del libro di Torino, assessore alla Cultura del Municipio III di Roma: «In questi giorni non si trova roba. Gli spacciatori sono chiaramente scomparsi. I rifornimenti sono chiaramente bloccati. Zero fumo, erba, coca, eroina. I tossicodipendenti ma anche chi ne fa un uso abituale, anche solo ludico, stanno subendo contraccolpi fisici e psichici notevoli». È una sottile ironia, starete pensando. Leggete allora come prosegue il commento: «I medici sono surclassati da richieste di aiuto. Tra le tante cose che questa pandemia ci fa capire è il valore dell’antiproibizionismo, e che il proibizionismo ha anche degli effetti sociali devastanti».

Nessuna ironia: Raimo è serissimo. E nel bel mezzo di questa pestilenza, mentre in mezza Italia si rincorrono i ventilatori per la terapia intensiva, mentre a Bergamo è diventata un’impresa persino seppellire i morti, mentre si va alla disperata ricerca di mascherine con cui proteggere il personale sanitario in trincea… ebbene, il pensiero dell’assessore corre ai drogati in astinenza.

D’altronde, che Raimo fosse un campione di tempismo si sapeva. A maggio dell’anno scorso, nel giorno in cui fu arrestato il terrorista latitante Cesare Battisti, si mise a invocare «l’abolizione di tutte le galere».

Per gli intellò, evidentemente, gli «effetti sociali devastanti» non li provocano mica i 37 miliardi sottratti alla sanità dalle politiche di austerità. Non li provoca l’Europa che ciancia di solidarietà, ma poi blocca gli scambi di materiale sanitario. Non li provoca il capo della Bce, che con una battutina manda a picco le Borse. Non li provocano i «patrioti» che vogliono spingerci a chiedere un prestito al Mes, così ci ritroveremmo la Trojka in casa, pronta a sottoporci la cura greca, anziché quella al virus. Figuriamoci. La macelleria sociale è colpa del proibizionismo. Poveri tossici e consumatori ludici. In un Paese civile, oltre ai supermercati, il governo terrebbe aperti pure i coffee shop: erba, coca ed eroina sono generi di prima necessità.

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